Lui sa cosa si prova. Perché lui c'era. C'era quando il Cagliari di M'Boma, Oliveira, Zebina ed O'Neill scendeva in B, nonostante avesse centrato le semifinali di Coppa Italia.
C'era quando i sardi faticavano nella serie cadetta, e quando si facevano frustranti i ricordi di Riva e Francescoli, di un Cagliari bello e vincente, allora incapace di tornare nel calcio che contava. C'era quando arrivò quel signore con la numero 10 dall'Inghilterra e l'isola tornò a sognare e i rossoblù tornarono a vincere e la Sardegna tornò in A.
C'era in questi undici anni, quando niente e nessuno riuscì mai a rispedire i sardi all'inferno, quando non c'era squadra che tenesse, la salvezza veniva conquistata sempre, coi denti, col sudore e col sangue. E c'è oggi. Quando il Cagliari sta vivendo la pagina più nera della sua storia recente, la discesa in B.
E allora capitano, ti capiamo. Capiamo quelle lacrime in panchina, capiamo la tua tristezza e la tua rabbia, ed oggi più di ogni altro giorno forse capiamo tutto l'amore che hai sempre provato verso questi colori, anche quando non riuscivi a dimostrarlo.
Daniele Conti quest'anno, salvo clamorosi cambi di programma, saluterà il Cagliari.
Di lui ci rimarranno tanti momenti di gioia, le sue esultanze ed il suo sorriso. Ma rimarranno soprattutto queste lacrime, vere, sincere, più di ogni parola.
Più di ogni tackle. Più di ogni gol. Più di ogni salvezza.