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Cagliari, la sconfitta di Bologna dice (ad oggi) chi sei e cosa c'è da fare

Uscire sconfitti per sbavature difensive è amaro, ma forse è utile a capire cosa migliorare

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Se dal punto di vista realizzativo i marcatori vanno in rete con costanza, come Joao Pedro e Simeone, nella fase difensiva e di copertura si fatica a tenere basso il numero dei gol subiti e degli episodi a sfavore. E in un campionato come la serie A, questo è un punto critico.

Cercare di subire meno l'azione avversaria infatti, è probabilmente quanto di più caratteristico del calcio italiano che, attento per prima cosa a “non prenderle”, lascia spazio solo successivamente alla ricerca della costruzione. Si chiama pragmatismo, e va saputo dosare con cura al gioco propositivo.

Il Cagliari di Di Francesco, in questo quadro, è ancora deficitario. E costruendo gioco e trame, troppe volte dimentica di stringere le maglie in difesa rischiando di vanificare il lavoro prodotto per troppa leggerezza in fase di protezione della porta, come ad esempio, è successo a Bologna in più di un'occasione, gol subiti compresi.

Detto che una gara in trasferta si può tranquillamente perdere, ciò che fa male nel post match dello stadio Dall'Ara, è constatare come dopo essere stati per due volte in vantaggio, fuori casa e con una prova di gruppo di livello, si sia buttato tutto alle ortiche per mancanza di risolutezza e prestando troppe volte il fianco alla sofferenza.

Con un'inerzia della partita che andava semplicemente gestita meglio, sarebbe bastato quel pizzico di attenzione, cinismo, cattiveria e scaltrezza in più, per portarsi a casa l'intera posta e incarnare, oltre all'aspetto “zemaniano”, anche quello pratico dei bliz da trasferta da squadra furba e scaltra.

Cagliari, “i punti di Bologna, adesso chi te li rende?”

Svaniti per sempre, faranno parte (a maggio) dei rimpianti che ogni stagione si porta dietro conditi da numerosi condizionali come “avrei, sarebbe, avremmo potuto”, e il pensare che per una chiusura in più su un tiro da fuori, vincevi la partita, è davvero amaro da digerire se guardi la classifica.

Come è amaro il fatto di rimettersi a lavorare ad Asseminello, consapevoli che certe sbavature potranno riverificarsi, macchiando in un secondo un'intera settimana di allenamento che per un episodio isolato, condito da leggerezza o inesperienza, ti fanno perdere una partita quasi acquisita.

La chiave, è nella cura del peso specifico di ogni singola palla giocata, di ogni intervento, di ogni azione. Impossibile da allenare “a tavolino”, ma che ogni giocatore deve saper leggere e riconoscere in quel determinato momento della gara, e convertire in materiale produttivo per l'intera squadra.

L'attenzione al dettaglio, la cura del particolare, la sottigliezza maniacale di aspetti marginali (solo all'apparenza), segnano la differenza di livello tra le squadre di blasone e squadre che, come il Cagliari, sono ancora un cantiere in costruzione.

E se per tante cose positive che iniziano a vedersi in campo, vi sono anche criticità da migliorare, probabilmente l'arrabbiatura nel post gara di mister Eusebio si riferisce proprio (badate bene) alle seconde.

Evidentemente così marginali non sono di certo, e ad un uomo di campo come lui bruciano forse più che ai suoi ragazzi, vista l'età, l'esperienza e la carriera.

E inserirle nella testa dei suoi giovani è un lavoro certosino che paga non nell'immediato ma che necessita ancora di tempo, e forse rappresenta il vero motivo “dell'incazzatura”di mister Di Francesco nel post gara di Bologna, addirittura più dei punti persi.

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