L'ex allenatore del Cagliari Massimo Rastelli, artefice della promozione dei sardi dalla B alla A, è stato ospite di Videolina Sport, dove ha parlato del suo vecchio Cagliari e di quello di adesso, da Joao Pedro all'amico Di Francesco.
Ecco le sue dichiarazioni:
"Cagliari? Amo questa città , sono molto legato alla Sardegna e al capoluogo. Due anni e mezzo ricchi di soddisfazioni non si dimenticano facilmente. Ho vissuto anni stupendi qui con la mia famiglia.
Bologna-Cagliari? Gran bella gara. Per come si era messa era importante portare a casa la vittoria, ma anche un punto avrebbe fatto molto bene per lavorare in tranquillità .
Di Francesco? Lo conosco molto bene, è un mio grande amico, sono stato contento quando il Cagliari ha deciso di puntare su di lui, è un tecnico affermato, ha fatto grandi cose in passato. Il Cagliari ha fatto la scelta giusta nel chiamarlo. Di Francesco è partito con un'idea e poi c'è stata un'evoluzione per far rendere al massimo la sua squadra. Negli anni passati ha dimostrato di saper cambiare gioco nel corso di una stagione. Gli si deve dare il tempo di lavorare, di entrare nella testa dei calciatori. Questo vale per tutti gli allenatori, ma nel calcio italiano si vuole tutto e subito. Negli ultimi anni si predilige la ricerca del gioco da basso, questo ti può dare dei vantaggi se riesci a superare il pressing avversario, dall'altra però ti vai a giocarti gli uno contro uno e se c'è un errore tecnico sei molto vulnerabile e questo permette agli avversari di farti gol.
La fase difensiva del Cagliari? Quando si cerca di essere propositivi e di fare il proprio gioco col tempo devi cercare i giusti equilibri per disinnescare le ripartenze avversarie. Di Francesco secondo me lavorerà su questi aspetti, come il pressing ultra offensivo e il fatto di perdere palla in fase di costruzione. Sono cose su cui si lavorerà sicuramente, fa parte della crescita dei calciatori e di una difesa molto giovane, tolto Godin.
L'esplosione di Joao Pedro? Arrivò in Italia come interno di centrocampo dove giocò con Zeman. Nel mio primo Cagliari pur di far coesistere Sau, Melchiorri, Farias e Joao sacrificai quest'ultimo per far da spola tra difesa e attacco. Poi negli anni gli è stata data la possibilità di giocare dove si sente più a suo agio, ovvero da falso nove, dove può attaccare la profondità e giocare tra le linee. Poi c'è anche la maturazione che ha fatto il suo, qui ha trovato l'habitat naturale che gli dà serenità . Ora è capitano, si sente importante così da rendere al 100%.
Il lavoro svolto al Cagliari è stato un lavoro importante e il tempo sta dimostrando che tutti insieme abbiamo ottenuto grandi risultati. Giulini ha sempre avuto parole positive nei miei confronti, l'esonero fa parte del gioco. Il tempo fa capire tante cose. Eravamo una squadra di neopromossi, io era al primo anno in A e abbiamo fatto una bella cavalcata. Si poteva dare continuità a quel progetto, il terzo anno l'organico fu indebolito e c'era bisogno di tempo per carburare. Adesso il Cagliari è più forte.
Ricordo più bello del Cagliari? Direi tutti, ma in particolare l'ultima gara al S. Elia vinta contro il Milan con gol di Pisacane al 90'. Ci mancavano otto titolari, c'era Tachtsidis centrale e Crosta in porta. I ragazzi quella domenica diedero tutto se stessi per chiudere il campionato nel migliore dei modi. Fu bellissimo il giro di campo per i tifosi. Peccato per il gol annullato a Ibarbo che ci avrebbe portato al decimo posto, peccato non ci fosse il VAR. La partita per Daniele Conti mi fa ancora venire la pelle d'oca.
Futuro? Ora sono a casa, aspetto che si liberi qualcosa e che si rientri a lavorare. La mia passione è stare in campo, diventa difficile quando questo non avviene. Prima o poi tornerò qui per salutare Di Francesco che mi ha invitato".