Il Cagliari cerca continuità per consolidarsi a livello di risultati e di classifica nella Serie A 2018-2019. La compagine di Rolando Maran avrà come avversario nel quinto atto del girone di ritorno alla Sardegna Arena contro il Parma di Roberto D’Aversa (con inizio del match previsto per sabato alle ore 18.00).
I rossoblu, padroni di casa dell’incontro, sono reduci dalla netta sconfitta esterna per 3-0 contro il Milan, mentre i bianco scudati sono stati battuti in casa 1-0 dall’Inter.
Vediamo quali sono le filosofie tattiche dei due allenatori in vista della partita in programma sabato pomeriggio.
Il 4-4-2 diamond di Maran: Il 4-1-2-1-2 può essere visto come un 4-4-2 reinventato con il centrocampo schierato a costituire una sorta di diamante.
I suoi vertici sono formati da due giocatori dalle caratteristiche differenti: uno in posizione bassa (o più semplicemente davanti alla difesa), chiamato ad impostare l’azione e a smistare di prima il pallone (Cigarini o Bradaric) e uno in posizione alta (Barella), libero di svariare su tutto il fronte offensivo.
Nei vertici laterali della mediana, si suole utilizzare giocatori che sono più propensi a difendere, tuttavia Maran preferisce schierare due elementi (Deiola o Padoin con Ionita) che sappiano effettuare entrambe le fasi di gioco.
La disposizione a diamante permette di avere superiorità numerica in posizione centrale e nella retroguardia, lasciando relativa libertà al trequartista (Barella).
Davanti al portiere (Cragno), vengono schierati 4 difensori: i 2 laterali – uno a destra (Srna) e uno a sinistra (Pellegrini) – hanno compiti di spinta ma anche di copertura preventiva quando il pallone è in possesso degli avversari. Sui centrali, il discorso è più ampio.
Generalmente, nel 4-1-2-1-2 vengono utilizzati due difensori forti fisicamente, capaci di contrastare gli avanti avversari nel gioco aereo e di mantenere la posizione. Tuttavia la scelta strategica può cambiare a seconda del tipo di partita da affrontare.
In particolare, per il match interno contro il Parma, al fianco di Ceppitelli, Maran sceglierà uno specialista nelle marcature preventive (Pisacane).
In avanti, infine, la disposizione degli attaccanti (Joao Pedro con Pavoletti) è inizialmente in linea ma, per via dei movimenti a ricevere palla dalla mediana da parte del brasiliano con la sua posizione in linea a quella dell’altro trequartista (Barella), essa diventa verticale rispetto alla punta (Pavoletti) e, di conseguenza, il modulo può evolversi in un 4-3-2-1.
Il 4-3-3 di D’Aversa: In vista del match contro i sardi, il tecnico degli emiliani si affiderà ancora una volta al 4-3-3. Questo schieramento tattico – come già spiegato in altri numeri della nostra Lavagna Tattica - viene considerato come diretto discendente del sistema diagonale (meglio conosciuto come 4-2-4).
Il modulo 4-3-3 è la conseguenza “difensivista” del 4-2-4 del Brasile degli anni ’50. L’aggiunta di un centrocampista in più permette non solo una maggiore copertura difensiva, ma altresì non compromette la propensione offensiva.
La disposizione a 3 del centrocampo agisce all’unisono e in maniera compatta in modo da tenere corta la squadra.
Questo settore è generalmente formato da un regista (Scozzarella o Stulac), che opera davanti alla retroguardia e che ha il compito di rilanciare il gioco e dettare i tempi ai compagni, affiancato da due interni dalle caratteristiche difensive e offensive (Barillà e Kucka), capaci di inserirsi in avanti.
Gli attaccanti esterni (Biabiany e Gervinho) svariano su tutto il fronte e si scambiano spesso la posizione, per non dare punti di riferimento al diretto avversario. Nella manovra esterna, svolgono un ruolo chiave anche i terzini (Iacoponi e uno tra Gazzola e Gobbi) che, oltre ad avere compiti di copertura, devono avere anche doti di resistenza e tecnica per portarsi verso il fondo campo (con o senza palla) per creare superiorità numerica.
Davanti al portiere (Sepe) i centrali in genere sono solitamente dotati di grande forza fisica e di senso della posizione: nel caso del Parma, D'Aversa opta spesso la combinazione che prevede un centrale con caratteristiche di impostazione (Bruno Alves) e uno di forza fisica (Bastoni). Infine, aspetto non meno importante, è quello legato all’attaccante centrale, che solitamente è forte fisicamente, abile nel gioco aereo e nel tiro (Inglese).