L’importante era rialzarsi. Non importava come, con chi e perché, contava il quando. E il “quando” del Cagliari era subito, immediatamente. E va detto, ogni tanto, ai fini della corsa, fa bene sbattere un po’ la faccia a terra. Perché se riesci a risollevarti e se riesci a non sentire il dolore delle botte, avrai ancora più voglia di vincere la gara. Al traguardo, e solo al traguardo, avrai tempo di guardarti i tagli e le ferite. Ma quando sarai arrivato, saranno solo cicatrici.
Dunque i rossoblù si sono rialzati, piuttosto in fretta. Non c’era tempo da perdere, perché lì davanti c’è un Crotone che a furia di dire “tanto si ferma” non sbaglia un colpo. Lotta, suda e colpisce, anche a tre minuti dal termine, come successo ieri. Non ci inganni l’impressione che una squadra con quel nome e quel blasone nullo non possa diventare una delle venti regine d’Italia. Sassuolo, Carpi e Frosinone insegnano che il calcio non è solo diritti televisivi come qualcuno ha provato e prova a farci credere.
Il calcio di oggi, tra soldi e scommesse, conserva ancora uno spazietto riservato alle favole, e il Crotone vuol vivere la sua. Al Cagliari il peggiore dei compiti, fare il lupo cattivo, l’antagonista che rovina la storiella. Solo che, in questo caso, il lupo dovrà esser bravo ad avere il suo personalissimo “e visse per sempre felice e contento”.
La strada è lunga e ci sarà tempo per il sorpasso, in 42 giornate alla fine vince chi merita, non c’è spazio per furti o trionfi baciati dalla Dea Bendata. E dunque non ne faremo un dramma se anche per questa giornata i sardi staranno dietro alla banda di Juric. Rastelli sarà di certo contento di aver ritrovato la sua squadra, con ben otto cambi rispetto al match di domenica ma con una voglia di portare a casa il risultato finalmente evidente.
Quando poi hai giocatori che ti sbloccano la partita in qualsiasi modo tutto è più facile, vero, ma anche il Cagliari ha dimostrato che quando viene a mancare la concentrazione diventa vulnerabile e perde i connotati della corazzata Bismarck. Non appena infatti i sardi hanno iniziato a specchiarsi e hanno calato il ritmo il Lanciano ha annusato il territorio nemico, si è accorto che c’era via libera e ha riaperto la partita. La controreazione dei rossoblù ha risistemato la situazione e portato a casa la pagnotta intera.
Una nota positiva sono i tre marcatori, che hanno timbrato il cartellino per la prima volta. Tello l’ha fatto con un gol da numero 51 (so che qualcuno capirà), Salamon con il più rabbioso dei colpi di testa e Cerri con il tocco del centravanti vero, quello che si trova al posto giusto al momento giusto. Qualcuno farà notare che quel gol era troppo facile per cancellare le accuse di scarso cinismo, ma alla fine quando un attaccante la butta dentro è sempre merito suo, perché ha fatto il suo lavoro e perché ha avuto il merito di esserci. Poi magari davanti alla porta avrebbe potuto segnare con una rabona, ma sarebbe cambiato qualcosa? Io leggo il punteggio, leggo 3-1, e leggo “gol di Cerri”.
E a questo punto mi rivolgo al Crotone, che sta lì da solo in vetta: come si sta lassù? Ma soprattutto, cosa si prova ad avere il fiato del Cagliari sul collo? I calabresi sappiano che i rossoblù hanno già “speso” la loro caduta, da oggi vale tutto. Anche il sorpasso a destra. Nessuno abbia paura del sequestro della patente, in Serie A ci si può andare anche in treno.