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8-1

L'analisi della gara contro la Roma

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4-1 all'andata e 4-0 al ritorno. Il confronto tra Roma e Cagliari in questa stagione si riassume così, con una netta superiorità dei giallorossi che in entrambe le gare hanno passeggiato sul cadavere del nemico e sono usciti senza sporcarsi dal terreno di gioco. I rossoblu in queste due partite hanno subito otto gol e ne hanno fatto solo uno, ma il risultato maschera un problema ancora più grande. 

La Roma è sempre stata una squadra che in questo campionato ha fatto fatica contro le piccole, anche quando ha ottenuto i tre punti molte volte li ha ottenuti soffrendo. Eppure, nel doppio confronto il Cagliari è sembrato l'avversario perfetto per la Roma, che contro i sardi ha forse fatto vedere la sua parte migliore. Prima c'era Mourinho, ora c'è De Rossi, ma la situazione non è cambiata. Le cose sono due: o la Roma è una squadra che per caratteristiche si trova molto bene contro il Cagliari oppure è il Cagliari a non aver imparato dagli errori dell'andata e a non aver capito come affrontare la Roma. I giallorossi in questa stagione sono andati in difficoltà contro squadre che pressano alto e aggrediscono i primi portatori di palla. Il Cagliari ha fatto l'opposto, ovvero ha concesso il gioco alla squadra di De Rossi e ha avuto un atteggiamento attendista. 

Ma nonostante questa mossa, che potrebbe anche andare bene visto la portata dell'avversario, c'è stata una frattura tra il piano tattico del Cagliari e il suo gioco. L'idea probabilmente era quella di ripartire sfruttando gli esterni, ma quest'ultimi sono stati pressoché nulli: Azzi e Zappa hanno accompagnato pochissimo l'azione, andando sul fondo rarissime volte. Inoltre, il fatto che Petagna e Lapadula sono due punte abituate a ricevere il pallone in area e non in profondità ha contribuito ad appiattire la squadra, che non ha trovato la minima verticalità. 

Il centrocampo è sembrato il reparto più in difficoltà. La Roma ha avuto la massima libertà di portare il pallone sulla trequarti con Pellegrini e Dybala che hanno fatto ciò che volevano, senza alcun impedimento da parte dei tre mediani. Lukaku non è stato il pericolo numero uno, anche grazie a Mina che è riuscito a tenerlo fisicamente, ma ha aperto gli spazi ai compagni che si sono buttati dentro senza pensarci due volte, basta vedere il 2-0. 

E poi c'è l'ormai classico gol che il Cagliari prende a inizio partita, stavolta dopo solo due minuti. Sta diventando una costante preoccupante e qui è un problema di testa. E infatti ora si arriva alla nota più dolente, ovvero l'atteggiamento. Il Cagliari non ha un atteggiamento da salvezza. Entrare impauriti in una gara dove anche solo un punto può essere vitale, per di più quando la classifica è cortissima, è un segnale di poca maturità ma soprattutto di poca convinzione. In trasferta poi questo dramma diventa più grande, visto che fuori dalle mura amiche i rossoblu hanno ottenuto solo tre punti, senza mai vincere. Per non arrivare negli ultimi tre posti bisogna saper vincere anche in terra straniera. Con questa mentalità non ci si può salvare, e se le cose per adesso non sono precipitate è perché le altre stanno facendo addirittura peggio. 
 

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