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Quelle vecchie, sane e malsane abitudini

L'analisi del match contro lo Spezia

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Abitudine è una parola neutra. E infatti dare dell'abitudinario non è necessariamente un'offesa. Si può essere un sant'uomo pur essendo un abitudinario, ma si può altrettanto tranquillamente vivere da carogna abitudinaria. Facciamo che l'abitudine sia semplicemente un concetto piatto, monocolore, più tendente al banale che al sovreccitante. Eppure – sic transit gloria mundi – da un po' di tempo a questa parte il vocabolo ha assunto un'insolita accezione positiva. Chiunque, anche il più irriducibile tra gli sregolati, non vede l'ora di recuperare le vecchie sane abitudini.

Io non cedo. Continuo a catalogarla tra le parole neutre: ci sta che a volte sia nel macroinsieme delle figate, ci sta pure la damnatio memoriae per alcune abitudini.

Un esempio? Il Cagliari griffato Giulini non ha mai cominciato un campionato di Serie A con una vittoria: una tendenza di cui un po' tutti avrebbero fatto volentieri a meno, ma se ne riparlerà l'anno prossimo o quello dopo ancora. Poi c'è il discorso Spezia: sulla carta regolarmente due o tre spanne sotto i rossoblù, teoricamente ogni anno più inadeguata del precedente, eppure – sarà il metabolismo veloce, sarà quel che sarà – ogni stagione splendidamente pronta per la prova costume. E ovviamente arriva il giorno della partita, e ovviamente il Cagliari dovrebbe fare la voce grossa, e ovviamente lo Spezia spiega come farla rotolare meglio degli altri. Italiano o non Italiano, Thiago Motta o non Thiago Motta.

Poi però – e meno male - ci sono pure le belle abitudini. Una di queste è il pubblico allo stadio. Che sia lodato e sempre sia lodato. Perché senza il caos calmo del pubblico dimezzato (e questo è più tendente all'assioma che all'opinione) il Cagliari avrebbe perso la partita di ieri. I rossoblù hanno subito anche eccessivamente il gol a freddo di Gyasi, da cui sono usciti frastornati e non capacissimi di reagire. È andata ancora peggio nel secondo tempo, quando i rossoblù hanno rischiato di alzare una precocissima bandiera bianca. Il ritrovato pubblico ha aiutato a ripescare una verve che rischiava di restare sotterrata tra le zolle dell'Unipol Domus. L'anticiclone Joao Pedro si è abbattuto sullo Spezia al momento giusto perché, fatto il primo, il secondo era quasi una logica conseguenza, trainato dal pubblico che ha (quasi inaspettatamente) scatenato l'inferno di Decimo Meridio.

Alla fine, con imprevisto affanno, il punticino è arrivato. È solo l'inizio, of course, ma i punti alla prima giornata – che ci si creda o no – contano esattamente quanto quelli alla trentottesima. Verrebbe da dire che ora ne mancano solo trentanove, ma con questo passo non si potrà fare troppo cabaret. Eppure la rosa, al netto del miracolo della doppia permanenza Cragno-Nandez, è persino più competitiva di quella dell'anno scorso. Quella che a inizio anno giocava a briscola con l'Europa League, per intenderci.

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