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Il Cagliari più bello e la terza legge della dinamica

L'analisi del match contro il Verona

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Nel momento più brutto, il Cagliari più bello. I rossoblù esorcizzano la crisi Covid con la miglior prestazione del loro campionato, inchiodando gli underdog del campionato con la loro arma più incisiva: la terza legge della dinamica.

Ad ogni azione segue una reazione di intensità uguale, ma contraria; quasi un mantra per la narrazione difrancheschiana. Nel primo tempo i sardi giochicchiano, prendono le misure – ma non troppo bene – e vanno sotto. Poi la reazione, quasi telefonata, perché il Cagliari versione 20/21 è una macchina da rimonta: a voler estendere il discorso, l'antitesi di quel Torino che nei secondi tempi si scioglie endemicamente. I rossoblù trovano negli spogliatoi l'energia per ribaltarsi e ribaltare. Non è dato sapersi se l'ars oratoria di Di Francesco si spinga sino al discorso di Paciniana memoria, fatto sta che anche stavolta il Cagliari della ripresa sembrava la versione con risoluzione bug di quella vista nel primo tempo. E andare a riprendere l'Hellas a domicilio, pardon, l'Hellas di Juric, non è esattamente una fatica che Ercole avrebbe scelto ad occhi chiusi. Figuriamoci senza il leader difensivo, il padrone incontrastato del centrocampo, il centravanti titolare, il joker da superiorità numerica e un Gaston Pereiro che male non fa.

Per l'occasione ha varato la linea verde (anzi verde-bianco-rossa, visti i sette italiani titolari), con una coppia di centrali da 39 anni in due, poco più di Godin, che ha risposto presente, a tratti presentissimo. Su Walukiewicz DiFra non ha mai avuto mezzo dubbio: lo ha scelto come titolare inamovibile sin dal primo giorno e da lì non ha più cambiato idea, accettandone i peccati di gioventù e valorizzandone la fisiologica sfrontatezza. Ma la sorpresa è Carboni, inizialmente messo da parte dal tecnico e ora tornato protagonista: ogni settimana che passa è polvere sopra al ricordo della famigerata doppia espulsione. Il centrale di Tonara sta crescendo con grande rapidità, unendo alla sicurezza la duttilità e palesando una forza mentale quasi disarmante per un diciannovenne, reagendo alle critiche con grandissima personalità.

Personalità che di certo non manca a Razvan Marin, hombre del partido ieri e sempre più faro del gioco rossoblù. Travasato in mezza giornata dal bello e dannato calcio olandese al cervellotico calcio italiano, il play ha avuto bisogno di qualche partita per guardarsi intorno e capire le regole del gioco: ora che son chiare, Marin sta buttando sul banco tutta la sua enorme qualità. Da qui a fine campionato il suo rendimento sarà decisivo.

Ci sarebbero ancora tanti aspetti positivi da evidenziare, dall'altra ruggine scrollata dalle spalle del 30 all'ennesima prestazione poderosa di Riccardo Sottil, ma qualcuno dovrà pur andare a fermare Zappa. Da ieri mattina prosegue nel suo moto armonico sulla fascia destra del Bentegodi, ma ora è tempo di tornare a casa. Con un punto in più.

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