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A un Ronaldo di distanza

L'analisi del match contro la Juventus

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A un CR7 di distanza. E non è poco – è tantissimo – ma è comunque meno di quanto ci si potesse immaginare. Il portoghese ronaldeggia e la Juve passa, anzi passeggia, ma Di Francesco torna da Torino con la consapevolezza di poter giocare il jolly della difesa a tre in caso di stretta necessità. Le alternative della vigilia erano due, sposanti due filosofie di gioco e di ideali diametralmente opposte.

Da una parte la suggestione del 4-2-3-1, la via della nobile arroganza, quella che ti concede gloria eterna in caso di successo o damnatio memoriae in caso di (decisamente più probabile) fallimento. DiFra ha capito di non avere nessun obbligo morale, né tantomeno il bisogno, di giocarsi l'all-in lanciando il giavellotto delle quattro punte. Ha preferito la via della prudenza, schierando una difesa a cinque (con pronuncia trequattrotrè per evitare denunce) con un piano-gara chiarissimo: fare muro, fare murissimo, subire massimo un gol e mettere in campo Sottil a venti minuti dalla fine per giocarsi i sei numeri. Peccato che il signore con la 7 ne abbia fatti due, costringendo il tecnico abruzzese a rivedere i piani, mandando in campo l'ex viola subito dopo l'intervallo e alzando il baricentro prima del previsto.

Onor del vero, quando il Cagliari ha sollevato la testa la Juve si è rivelata tutt'altro che spietata nel punire l'esuberanza rossoblù, facendo persino sorgere il sospetto che si potesse mettere in piedi sin da subito un altro tipo di partita, senza nessun tipo di timore reverenziale. Timore reverenziale completamente sconosciuto a Gabriele Zappa, miglior attore non protagonista all'Allianz Stadium, con la solita intraprendenza in fase offensiva (dove punta sistematicamente l'avversario, giocoforza in continua apprensione), ma anche sorprendentemente positivo in fase di ripiego.

La differenza, al netto del marziano, l'ha fatta la qualità del palleggio, con un Cagliari con buone idee ma non capace di svilupparle. Certe sconfitte fanno bene, così si dice nel mondo dello sport. Aforisma non necessariamente verificato, ma sicuramente non tutte le sconfitte fanno male allo stesso modo. E oggi, per una classifica che non si muove, ci sono anche le ottime risposte di una squadra in emergenza.

Vincere è meglio, si sa, ma le altre diciotto squadre non hanno Ronaldo. E non è poco.

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