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Nuovo calcio, vecchio Cagliari

L'analisi del match contro il Verona

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È vietato cadere nella retorica del Covid, nella tentazione di giocare con le parole e sfidarsi all’ultima metafora a tema pandemia. Nel primo editoriale dalla ripresa è giusto e doveroso dedicare una riverenza ai quasi 35mila italiani e ai 132 sardi scomparsi.

Ma immediatamente dopo bisogna sforzarsi di isolarsi dal drammatico contesto e parlare del rettangolo verde: i miscugli son pericolosi, oltre che fuori luogo ed inappropriati.

Il calcio post coronavirus porta i segni della Via Gluck, stravolto e levigato dal tempo e dagli eventi. Lo abbiamo pensato, atteso, immaginato, rimpianto e ritrovato: abbiamo riscoperto uno sport diverso, a tratti post-apocalittico, per altri surrealista, a volte neoclassico nel suo elogio alla lentezza e alla semplicità. Il leit motiv delle partite si era già intravisto nelle tre di Coppa Italia.

Tanta melina, tanta melatonina. Ritmi blandi e sonnacchiosi, con vere e proprie guerre di trincea e logoramento e squadre che attaccano a turno. Così è stato ieri notte (ma è davvero necessario giocare così tanto tardi?), quando il Verona ha bombardato l’area rossoblù per più di mezz’ora, sino alla espulsione – generosa – di Borini. Da quel momento l’inerzia è cambiata, il match di pallamano si è spostato nella metà campo opposta, ma in questo caso Juric ha presentato il conto, con un’organizzazione difensiva spaventosa che ha eretto il muro contro gli attacchi confusi ma decisi del Cagliari.

Si può dire che forse con Pavoletti in campo le cose sarebbero andate diversamente? Forse non si può dire, ma il concetto è quello. I rossoblù hanno buttato sul tavolo la carta della palla alta una decina di volte, ma i tre giganti del Verona non sono praticamente mai andati in affanno. Sicuramente hanno avuto meno grane a cui pensare, rispetto al caso in cui si fossero trovati a duellare col più spietato terzo tempista del campionato.

Si può dire che senza la superiorità numerica il Cagliari sarebbe stato preso a pallate per 90’? Sicuramente non si può dire, ma l’avvio lo faceva presagire. Il Verona ha dato, sin da subito, la sensazione di essere più in palla dei rossoblù. Ora le opzioni son due: o ammettiamo che Juric sia un fenomeno, la sua squadra arriverà in Europa, i suoi uomini corrono ancora come animali (alla faccia della pausa) e i sardi son stati semplicemente sfortunati a riprendere il cammino proprio con le belve, o Zenga ha ancora tantissimo da correggere. La risposta la avremo già tra qualche giorno, con un Joao in più e forse pure un Nainggolan.

Non è poco, ma non è nemmeno tutto. Qualcosa dovrà giocoforza cambiare, nelle idee prima che negli uomini, perché il Cagliari visto ieri sembra la copia carbone di quello dell’ultimo Maran. 

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