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Senza far rumore

L'analisi del match contro la Spal

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Non fare chiasso. Anche con la musica della festa ancora nella testa, l’adrenalina nelle vene e la voglia di ballare. Non far rumore. Nemmeno con la sbornia del secolo e l’alcol in circolo che compromette l’equilibrio. Non far rumore e vai sotto le coperte, in casa dormono tutti. Poggia le chiavi e mettiti a letto. Sogna, fai che la festa non sia ancora finita, ma fallo ad occhi chiusi. Riposa e fai silenzio. Là fuori dormono tutti, e da domani si torna a lavorare.

That’s Cagliari, questo è il 21 ottobre e i rossoblù sono quinti in classifica. Davanti a loro solo le superpotenze e adesso, e soprattutto adesso, si ragiona. Guai a far partire i caroselli e a scoppiare i primi petardi, perché il campionato è davvero appena iniziato. Ad essere onesti, va riconosciuto, i sardi ieri hanno sconfitto la Spal con quella che è stata un po’ più che una partita giocata sulle ali dell’entusiasmo. I rossoblù hanno giocato da grande squadra e vinto con autorità, sbloccando la gara con la giocata del campione (cosa significa avere in rosa un Nainggolan) e legittimando col passare dei minuti. Non si sono fatti trascinare dall’euforia di un tabellone luminoso che li vedeva volare e non hanno avuto fretta di chiudere la partita. Hanno capito il momento, interiorizzato la prodezza del Ninja (e sappiamo bene quanto questi match possano diventare complicati se non sbloccati in tempi rapidi) e macinato la Spal, minuto dopo minuto, metro a metro.

Il Cagliari esce dalla Sardegna Arena con altri tre punti e una situazione di classifica impronosticabile, ma soprattutto con nuove consapevolezze.
Tanto per cominciare, c’è vita oltre Nahitan Nandez: il mastino uruguayano ieri è rimasto in panchina per esigenze di formazione. L’emergenza infortunati obbligava Maran ad un undici di piccoletti, e per un semplice discorso di centimetri in campo ha dovuto sacrificare El Leon e Pinna: al loro posto due uomini potenzialmente più efficaci sulle palle alte e i calci piazzati, Castro e Faragò. Il timore era che i rossoblù potessero soffrire oltremodo l’assenza di Nandez, che probabilmente sembrava insostituibile sino a ieri. Il campo ha dimostrato che, esattamente come successo con Nainggolan qualche partita fa e con Pavoletti e Cragno da inizio stagione, a Cagliari esistano diversi giocatori importanti, ma nessuno di essi sia indispensabile. Con l’atteggiamento giusto e le idee corrette si possono concedere anche 45’ di panchina a chi non si ferma da circa un anno e mezzo.

Merito di una rosa profonda come mai era stata negli ultimi anni. La grande dimostrazione empirica di questo discorso prende il nome di Paolo Pancrazio Faragò, l’ultimo grande redivivo in un Cagliari che, da anni, continua a raccontarci storie di sport al limite della pellicola.

E forse proprio l’abitudine al film in prima persona può aiutare il gruppo al contatto con la realtà. A partire da domani, quando si tornerà al lavoro e la vittoria con la Spal sarà solo fieno in cascina. E non fili d’oro.

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