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Triste, solitario y final: poi il futuro, è tempo di riscrivere la storia

L'analisi del match contro il Milan, l'ultima al Sant'Elia

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Ma ti ricordi? Le apparizioni divine dell'undici di Leggiuno, i colpi da illusionista di quel Principe da Montevideo senza corona ma con due piedi che voi umani non potreste nemmeno immaginare. Il ritorno a casa del figliol prodigo (faceva Gianfranco di nome) e le volate del Bolt calcistico dell'Honduras. Gli anni del numero cinque e quelli di oggi.

Poi si è spenta la luce, si è abbassata la saracinesca, è tempo di andare, è tempo di salutarci. Il passato ha preso a morsi il presente e pian piano l'ha sbranato, inglobandolo nella sua logica severa e inevitabile. Il 28 maggio il Sant'Elia riceve il suo orologio d'oro e va in pensione, cedendo il passo ad un futuro stanco di aspettare.

Lo fa nel migliore dei modi, liquidando il Milan con un gol nel recupero, col cuore, la grinta e gli attributi di quel gladiatore chiamato Pisacane. Lo fa scoprendo l'ennesimo talento della clamorosa scuola di portieri italiana, un Luca Crosta che appena lanciato tra i grandi ipnotizza un veterano come Bacca. Lo fa soffrendo e rischiando, perché altrimenti non sarebbe il Cagliari, perché altrimenti non sarebbe il Sant'Elia.

Quello stadio nato per essere un gioiello e cresciuto diventando un rudere, brutto, abbandonato e criticato, lasciato nella malinconica solitudine di chi ha scritto la storia quando ancora non aveva i capelli bianchi, di chi ha lasciato il proprio nome su libri finite in soffitte che nessuno vedrà più. Ieri, per una sera, qualcuno ha percorso la scala a chiocciola ed è salito in soffitta. Ha aperto la finestra ed è entrata la luce per l'ultima volta. Poi il buio.

Poi il futuro. È tempo di riscrivere la storia.

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