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Cagliari, quando l'obiettivo è non imbarcare: non ci sarà due senza tre?

L'analisi del match contro il Napoli

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E alla fine è piovuto ma per le nuvole che c'erano nemmeno troppo. Le previsioni erano chiaro, uscire con l'ombrello per evitare di tornare a casa fradici. L'acquazzone è arrivato ma il nubifragio no. Un po' perché la Dea Bendata ha intercesso in favore del Cagliari (come spesso è accaduto durante l'anno) con traverse, pali e qualsiasi altro supporto legnoso e un po' perché il Napoli, dopo aver immediatamente palesato la propria provenienza da un universo parallelo ha iniziato a specchiarsi compiaciuto.

Così gli azzurri dopo primo e secondo si sono fermati al dessert, il tutto con una facilità disarmante: il primo pressing veniva superato come l'esame della quinta elementare, e Mertens, Insigne e compagnia danzante erano liberi di pensare, avanzare, prendere un caffè, ripensare e avanzare ancora. Il risultato in fin dei conti è bugiardo, perché i (solo) due gol di scarto son frutto dell'ennesimo colpo di genio del fenomeno part time Farias (con Raul Albiol ancora alla ricerca del pallone nel momento in cui scrivo) e del narcisismo calcistico di una squadra comunque fortissima.

Solo così si è potuta evitare l'ennesima imbarcata, il vero punto debole dell'operato di Rastelli. E chiariamo, il problema non è subire queste batoste clamorose, è poterle prevedere. Alla vigilia dei big match chiunque è in grado di poter pronosticare un largo successo degli avversari dei rossoblù di turno.

Chi è più forte merita di vincere, certo, ma non sempre lo fa. Il Cagliari, invece, non è mai riuscita a vestirsi da Davide per impensierire Golia, finendo per frustrare ogni speranza dei tifosi di portare a casa anche solo una piccola impresa. È il grande paradosso di un campionato che per punti e sicurezza sarebbe potuto essere una festa e si è rivelato un flop, come l'anno scorso, quando i sardi tornarono in A tra i dubbi della piazza. Non ci sarà due senza tre?

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