L'obiettivo era dimenticare. Spalle al passato e occhi al presente. Il Cagliari si è presentato al Franchi con la guancia ancora marchiata dalla cinquina ricevuta a domicilio dall'Inter e il volto segnato da una risata che pian piano svaniva, quella provocata dalla famosa barzelletta del colombiano col nordcoreano e il resto lo sapete già .
Bisogna ammettere che il miglioramento c'è stato, chiaro ed evidente. I bimbi sperduti annientati dall'Inter la settimana scorsa (che nel frattempo ha fatto ripassare i peccati capitali all'Atalanta dei miracoli) hanno preso coraggio e si son accorti di poter fare i pirati, ed è mancato davvero poco perché non saccheggiassero Firenze. Il tiqui-taca da dopolavoro dei viola, a dir la verità , faceva paura solo ad un Cagliari molto distratto, con Rafael chiamato a parare e soprattutto riparare.
Ciononostante i rossoblù hanno impostato una partita completamente diversa a quella giocata (ma nemmeno troppo) contro i nerazzurri. Ieri i sardi si son presentati senza nessun timore reverenziale, provando a creare nonostante il potenziale offensivo viola facesse oggettivamente paura. L'atteggiamento ha pagato, con diverse occasioni per il Cagliari culminate nel legno a dieci dalla fine preso da Sau, a digiuno ormai da quasi tre mesi. Pochi minuti dopo sarebbe potuto essere di un altro sardo il gol del vantaggio, quando in pieno recupero Barella si è presentato in area di rigore ma calciando senza trovare la porta.
E alla fine, gira che ti rigira, si finisce sempre alle solite: chi non lo fa, l'aspetti, specie se si pensa di poter lasciare un killer come Kalinic solo soletto: insignificante se marcato sino agli spogliatoi, il centravanti diventa letale quando ha la possibilità di introdurre ossigeno nel proprio corpo.
È da questi dettagli che il possibile sigillo di Barella diventa la beffa, quella che lascia sempre il Cagliari a più sedici dalla zona retrocessione (perché la dietro, indovinate un po', perdono tutte) ma che lo condanna ad un misero quindicesimo posto e addio sogni di gloria. Dietro ai rossoblù solo il trio dell'art brut Palermo, Crotone e Pescara, l'Empoli con uno degli attacchi più scandalosi della storia del nostro calcio e il mercatino dell'usato chiamato Genoa. Davvero non si può fare di più?
