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Cagliari, stagione da dimenticare: il pagellone rossoblù

Le pagelle dell'annata 2019/20

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La stagione 2019/20 si è conclusa, e non è stata una bella stagione. Il Cagliari chiude tredicesimo, quando l'obiettivo minimo era il decimo posto. Era l'anno del Centenario, quello dei 50 anni dallo storico scudetto, Covid o no, tutti quanti si aspettavano un finale diverso. La parola fallimento non deve suonare esagerata, perché le aspettative erano ben altre.

Ecco i nostri giudizi sull'annata dei rossoblu:

Alessio Cragno: 7,5. Un infortunio alla spalla lo tiene fuori per metà stagione. Quando torna è arrugginito, poco reattivo e insicuro. Gli ci vuole un po' per carburare, ma da giugno in poi è di nuovo l'Uomo Cragno ammirato per tutto l'anno scorso. San Alessio di Fiesole elargisce miracoli, basti vedere la gara contro la Lazio, lì c'è tutto il portiere. Seconda parte di stagione da Europeo, se solo ci fosse stato. Ah, para anche un rigore a Ibra nell'ultima di campionato. 

Robin Olsen: 7,5. Forse la vera sorpresa della stagione rossoblu. Arrivato da Roma con la fama di "pacco", in Sardegna si riscatta alla grande sostituendo oltre ogni rosea aspettativa l'infortunato Cragno. Decisivo in più occasioni con le sue parate, le sue uscite, perde la testa solo a Lecce, e la sua assenza costerà cara. Anche quando torna il primo portiere tra i pali, lui c'è. Soffre il dualismo col suo collega di reparto e se ne va a stagione ancora in corso. Lascia l'Isola da saracinesca, alla faccia dei suoi detrattori. 

Rafael: 5. Gioca la prima contro il Brescia, poi viene chiamato in causa quando Olsen viene squalificato per una serie di giornate, ma fallisce il compito non semplice. La gara contro la Lazio pesa nella sua stagione. 

Simone Aresti: 6. Sei politico: 50 minuti in tutta la stagione, nella gara di Coppa Italia contro il Chievo vinta per 2-1. Un gol preso dopo essere subentrato a Rafael espulso. A gennaio fa ritorno all'Olbia, squadra da cui era arrivato. 

Simone Pinna: 6. Inzio scoppiettante con Brescia e Inter (nonostante le sconfitte), sembra che la fascia destra possa essere sua. Poi la lenta parabola fino a gennaio, quando viene girato in prestito all'Empoli per farsi le ossa. Può ancora tornare utile. 

Sebastian Walukiewicz: 5,5. Deve crescere, questo sì, ma ha commesso qualche errore di troppo, vedi ad esempio il retropassaggio sanguinoso contro la Juve o l'ultima gara contro il Milan. Ha mostrato comunque di avere qualità, soprattutto nelle uscite palla al piede, che lo distinguono dagli altri compagni difensori. Se matura bene, può diventare davvero bravo. 

Luca Ceppitelli: 6. Il capitano inizia bene, fa anche una doppietta al Parma, poi una lunga fascite plantare lo tiene ai box per mesi. Non è più lo stesso quando rientra, come tutto il Cagliari alla fine. Cerca di tenere comunque alto l'onore per la maglia. 

Ragnar Klavan: 5. Stagione no per il centrale estone. Per un momento sembrava convincere, poi incanala una serie di prestazioni deludenti. La carta d'identità pesa, la rapidità non è più quella di prima, e si è visto. 

Fabio Pisacane: 5. Buona la prima parte di stagione, dove lo scivolone contro il Verona non oscura quanto di buono fatto, come la gara contro il Napoli. Poi cala come il resto del suo reparto, complice anche qualche acciacco e la coperta corta in difesa che non gli permette di rifiatare quando ne avrebbe il bisogno.

Andrea Carboni: 6. Due espulsioni e cinque gialli. Una vita per maturare, fino all'altro ieri era un Primavera. Le qualità si vedono, ci sono, la gara contro il Toro deve essere presa come punto di riferimento. Si vedrà se l'anno prossimo giocherà ancora in A, ma chi arriva al posto di Zenga dovrà farci un pensierino. 

Luca Pellegrini: 6. Un campionato da montagne russe. Prima sembra un treno, poi anche lui non ne azzecca quasi una. Se trovasse la continuità sarebbe uno dei migliori terzini della Serie A, vista anche l'età. A volte vuole strafare, e non riesce ad arrivare lucido nei momenti che contano. Termina il campionato prima degli altri per infortunio. Da uno con le sue qualità ci si aspetta sempre qualcosa di più. 

Fabrizio Cacciatore: 5. Anche lui uno dei preferiti di Maran, ma non dei tifosi, si è guadagnato la pagnotta fino a novembre. Poi, dopo l'ingenuità di Lecce, ha iniziato a rendere sempre meno, fino all'addio anticipato. Storia di un feeling mai sbocciato. 

Charalampos Lykogiannis: 5,5. Per un attimo ha rischiato di fare la fine di Cacciatore, poi si è un po' riscattato nella seconda parte di stagione con Zenga, dove ha fatto vedere qualche giocata interessante. Il giudizio però non può essere ancora completo. 

Federico Mattiello: 6. Si accende sul finale della stagione, dopo che Zenga gli dà fiducia. Sulla fascia sa spingere, ha buoni guizzi, peccato che lo si è potuto osservare per poco tempo, a causa dei soliti infortuni che hanno da sempre caratterizzato la carriera di questo calciatore. Se il Cagliari lo tiene può fare un affare. 

Christian Oliva: 6. Il vice-Cigarini. Non trova tantissimo spazio vista anche la concorrenza, ma quando gioca il suo contributo lo dà eccome. Un gregario silenzioso con piedi adatti anche per impostare. Non lo vedi, ma c'è. 

Luca Cigarini: 6,5. I tempi li detta sempre lui, qualche volta forse ragiona troppo, ma se sta bene è l'arma in più del Cagliari. Quando la squadra andava a gonfie vele lui era il timoniere, la manovra passava dalle sue geometrie. Dopo che la stagione si è compromessa, è calato anche il numero 8. Poi, con Zenga non si è trovato, ed ecco che è finito fuori squadra. 

Alessandro Deiola: 5,5. Viene utilizzato poco a dir la verità, il voto è indicativo. Viene ceduto a gennaio al Lecce in prestito senza aver lasciato alcun ricordo particolare nella sua terra. 

Riccardo Ladinetti: 6. Altro giovane di belle speranze lanciato da Zenga nel post lockdown, dopo la grande stagione con la Primavera. L'augurio è che, insieme a Carboni e compagnia, possa formare la spina dorsale del Cagliari del futuro. 

Nahitan Nandez: 7,5. Il trasferimento più costoso della storia del Cagliari. In Uruguay lo chiamavano El Leon, qui si è capito il perché. Garra e corsa al servizio della squadra, più qualche gol che non guasta mai. Le sgroppate a tagliare a metà il campo sono ormai un suo marchio di fabbrica. Ha avuto solo un piccolo momento di calo nel cuore della stagione, normale. L'ultimo ad arrendersi. 

Marko Rog: 7. Il primo acquisto top di questa stagione. Grande anno il suo, dove unisce qualità e quantità: le sue percussioni palla al piede sono una goduria per gli occhi, e quanti palloni recupera. Un giocatore come il croato farebbe comodo a qualsiasi allenatore. Doveva essere il rinforzo per la partenza di Barella: non l'ha fatto rimpiangere. 

Artur Ionita: 5. Un lontano parente di quello della scorsa stagione. Il moldavo non convince mai del tutto, le voci di mercato lo allontanano forse dal campo, a gennaio sembra un probabile partente ma poi alla fine rimane. Visti gli arrivi durante l'estate, perde il posto da titolare, lo riconquista al termine della stagione complici anche le assenze di Nainggolan & Co., ma non è mai decisivo. 

Paolo Faragò: 5,5. Il jolly per eccellenza. Ha fatto di tutto, dal terzino fino al trequartista a momenti. La sua favola personale l'ha vissuta contro la Spal all'andata, quando ha timbrato la rete del 2-0 183 giorni dopo l'ultima volta in campo. Il suo rendimento è andato di pari passo a quello della squadra. Bene all'inizio, né carne né pesce nel mezzo e poi con Zenga, dove ha trovato poco spazio, non ha dato l'apporto sperato. Resta comunque un professionista esemplare fino alla fine. 

Radja Nainggolan: 8. Il giocatore che ti alza il livello. Il leader indiscusso. Sogno di una notte di mezza estate diventato realtà: scontento all'Inter, torna nella terra che l'ha reso grande nell'anno del Centenario. Doveva finire in un altro modo, lui lo sa meglio di tutti. Segna sei gol, tutti e sei da fuori area, uno più bello dell'altro, specialmente quello contro la Spal. Il Ninja è l'uomo copertina di una stagione finita male, è l'unico che può dire di aver fatto tutto il possibile. Il suo futuro è incerto, ma se rimane a Cagliari può considerarsi ringraziato a vita. 

Lucas Castro: 5,5. El Pata parte subito forte col gol al San Paolo contro il Napoli, estasi pura. Ma poi, complice anche qualche guaio fisico, si spegne quando invece gli altri vanno a cento all'ora, e lascia Cagliari per accasarsi alla Spal. Con un centrocampo del genere, anche i suoi piedi facevano fatica. 

Federico Marigosu: 6. Scampoli di partita per l'allievo di Canzi. Esordio contro l'Udinese, poi qualche minuto nella Scala del Calcio contro il Milan per assaporare i grandi palcoscenici. Da tenere d'occhio. 

Gaston Pereiro: 5. Giunto dal PSV a gennaio, si aggiunge alla tradizione di uruguagi sbarcati nell'Isola. Dopo un gran gol contro la Roma sembra possa sbocciare qualcosa, ma per il resto del campionato non troverà spazio e la collocazione adeguata. Sotto le aspettative. 

Valter Birsa: 5. Pupillo dell'ex Rolando Maran, non si è mai ambientato del tutto nei meccanismi rossoblu. La concorrenza spietata l'ha relegato in panchina. Zenga ha provato a rilanciarlo senza risultati, lo sloveno ha fallito tutte le chance. Oggetto misterioso sinora. 

Joao Pedro: 7,5. Stagione dei record la sua. Miglior score personale in un singolo anno, miglior brasiliano in Europa per numero di reti (davanti a Neymar, Firmino e Gabriel Jesus). Sarebbe da 8, visti i 18 gol in 36 gare che lo fanno entrare nella storia dei migliori marcatori rossoblu in una singola stagione (alle spalle solo di Suazo e Riva), ma i campionati sono fatti di 38 gare, e dopo la ripresa della Serie A è stato uno dei meno incisivi, proprio quando serviva uno come lui. Ha fatto comunque un grande stagione, e da queste parti sperano non sia l'ultima. 

Daniele Ragatzu: 6. Ritorna nella sua squadra del cuore dopo un giro lunghissimo, ritrovando il gol in Serie A a otto anni di distanza dall'ultima volta, contro il Sassuolo nel finale. Quando è stato chiamato in causa ha dato il suo contributo, a tratti mostrando quello che sarebbe potuto essere. 

Giovanni Simeone: 7. Arrivato dopo una stagione no alla Viola, il Cholito si ambienta sin da subito nell'ambiente rossoblu, che per certi versi ricorda quello dell'Atletico Madrid dove insegna il padre. Criticato all'inizio perché segna poco, alla fine ne fa 12, senza rigori e senza dimenticare il suo lavoro per la squadra. Uno dei più in forma dopo il lockdown. Il Cagliari può dire di aver trovato il suo centravanti per il futuro. 

Leonardo Pavoletti: 6. Stagione da dimenticare. Due infortuni al crociato uno dopo l'altro, che tengono Pavogol lontano dal campo per un anno. Il voto non può che essere di incoraggiamento, sperando di poterlo riammirare, in tutto il suo splendore, mentre spicca il volo per colpire di testa uno di quei palloni all'altezza delle nuvole. 

Alberto Cerri: 5. Verrà ricordato per quella torsione nella pazza gara contro la Samp, e da lì sembra che il vero Cerri si sia sbloccato. Non sarà così, perché si tratta solo di un fuoco di paglia. A gennaio saluta anche lui per andare alla Spal in prestito. 

Alberto Paloschi: 5,5. Arrivato col mercato di riparazione a gennaio, viene chiamato in causa solo quando è strettamente necessario. Non segna, ma quando entra si impegna, e questo non lo si può negare. 

Luca Gagliano: 6,5. Si merita mezzo punto in più dei suoi compagni di Primavera. La notte magica contro la Juventus (primo gol in A a un certo Gigi Buffon più assist per Simeone) se la ricorderà per tutta la vita.

Rolando Maran: 5. I voti, in realtà, sono due. 7, o magari anche 8, per la prima parte di stagione. 5, o anche 4, per la seconda parte. In entrambi i casi, il risultato finale è il numero riportato sopra. Fino a dicembre il ruolino è da Europa, quasi da Champions. Ma da fine anno in poi, è da zona retrocessione. Dispiace per la sua professionalità, ma l'esonero era inevitabile. Forse ha pagato l'onda mediatica inaspettata che si era creata intorno al suo Cagliari, che poi, una volta che le cose sono andate male, si è abbattuta senza pietà sulla squadra. Rimarrà comunque un bel ricordo di lui, al di là di tutto.

Walter Zenga: 5. Come il vecchio tecnico, anche quello nuovo prende lo stesso voto. A lui vanno conferiti due meriti principali: 1) quello di aver dato una scossa a una squadra vittima di sé stessa, incapace di vincere; 2) l'aver fatto esordire diversi giovani interessanti, sia per gratificarli della grande stagione fatta con la Primavera, che per farli assaggiare il campo dei grandi. Ne faranno tesoro, questo è certo. Dall'altra però, i risultati parlano da sé: 3 vittorie su 13 gare, con annessi 4 pari e 6 sconfitte. Un po' troppo per una riconferma, il successo contro la Juve non cancella il resto. E infatti, anche Zenga saluterà l'Isola. Ora resta solo da capire chi prenderà il suo posto.

 

 

 

 

 

 

 

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