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(Non) Doveva andare così

L'analisi della chiusura di stagione

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Morire di maggio, forse ci voleva davvero troppo coraggio. La never ending story del campionato più iconico del dopoguerra ha diluito la sofferenza, prolungato un'annata in cui il fondista (dopo i primi giri da leader indiscusso) ha perso una gamba. Gli hanno detto di continuare su quella rimanente, "tanto sta finendo tutto".

Ora la Serie A è finita per davvero, ma la gamba persa non tornerà al suo posto. Zenga ha creduto di poter reggere l'onda d'urto di una stagione troppo sadica per essere vera, ma la verità è che nemmeno Rinus Michels avrebbe cavato piede. Ciononostante non è detto che l'essere esente da colpa (perché checché se ne dica il decimo posto era tosto, utopistico con questa infermeria e il settimo poco più di una boutade) debba necessariamente fare rima con la parola conferma, anzi.

L'Uomo Ragno è stato il traghettatore in un'annata che la società aveva già capito essere andata a farsi benedire da tempo, con la postilla della clausola della conferma in caso di fantascienza (e tante grazie). Ma probabilmente la decisione sull'inversione di rotta era già stata presa da tempo, forse addirittura dall'esonero di Maran. Verosimilmente non lo sapremo mai, ma la netta sensazione è che il Cagliari si sia affidato ad un allenatore quanto più neutro possibile, dalla forte personalità per reggere la pressione mediatica e della piazza (poi scemata sotto i colpi del Covid), rinviando la rivoluzione filosofica - inutile a metà stagione - al prossimo campionato. Così sarà, con Di Francesco (a questo punto con pochissimo timore di smentita) a dover prendere la Bastiglia da qui all'avvio della Serie A 2020-21.

Per la riuscita della svolta ideologica sarà decisiva la data di inizio (quasi improponibile in caso di start ai primi di settembre, decisamente più attuabile in caso di ripresa ad ottobre), e anche un annuncio nel più breve tempo possibile. Per far conoscere il suo credo e conoscere i credenti - o aspiranti tali - ma anche per pianificare un calciomercato che dovrà giocoforza stravolgere la squadra. Nell'idea di calcio di DiFra ha senso Simeone, molto meno Joao Pedro. Questo per evidenziare il grosso gap che Carli sarà chiamato a colmare prima del ritorno in campo, un gap che riguarda la trasformazione di un roster disegnato ad immagine e somiglianza del rombo, in una rosa da 4-3-3, o almeno da 4-2-3-1. In questo senso ci sarà da aspettarsi l'innesto di almeno 2-3 esterni offensivi, con trattative da sviluppare e chiudere in tempi fantacalcistici per consegnare al nuovo tecnico un pacchetto completo ed evitare il bis del fallimento del centenario.

Quello di un'annata che a Cagliari sembrava surreale a dicembre e avvilente in estate. Forse è solo questione di tempistiche, la disillusione si metabolizza più lentamente della caduta pura e semplice. Probabilmente, dritto all'inferno, il Cagliari avrebbe preferito andarci d'inverno.

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