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Il Sinigaglia di Como, 89 anni di storia e lo spettro della SLA

Andiamo a conoscere l'impianto che stasera ospiterà il Cagliari

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Uno stadio antichissimo, il “Giuseppe Sinigaglia” di Como. Pensate che prima di allora nella città lombarda non esisteva alcun impianto, e proprio per questo nel lontanissimo 1925 iniziarono i lavori per l’edificazione della struttura, che vide la luce due anni dopo con la capienza di 6000 spettatori. Inizialmente, oltre al campo di calcio, erano presenti anche una pista d’atletica e una di ciclismo.

Già da allora lo stadio portava l’attuale denominazione, in onore del volontario di guerra morto da eroe sul monte San Michele. Sinigaglia, tra l’altro, era stato uno sportivo polivalente, avendo praticato svariate discipline.

Attualmente l’edificio ospita 13602 spettatori, ma nell’ultima stagione in A del Como, la 2002-03, arrivò anche a 18000 posti a sedere. Molto suggestiva l’ubicazione dello stadio, che sorge praticamente in riva al lago, facilmente osservabile da più di un settore dello stadio stesso.

Ma c’è anche un alone di mistero che circonda l’impianto, ed in particolare il manto erboso: ben sei giocatori del Como hanno contratto, nel corso degli anni, la SLA. Si tratta di Celestino Meroni, Piergiorgio Como, Albano Canazza, Adriano Lombardi e Stefano Borgonovo. Un’inchiesta del giornalista Angelo Maso ha denunciato un collegamento tra diserbanti, veleni e vernici utilizzati per il prato del campo di gioco e le malattie dei sei calciatori. Nel 2008 il magistrato Guariniello ha aperto un’inchiesta.

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