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Il Cagliari siamo noi: rispetto e chiarezza per il popolo rossoblù. Ora basta!

La vicenda Pulga quale ultima in ordine di tempo di una lunga lista di colpi di scena che fanno storcere il naso

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Dirigere una società di calcio ad alti livelli è (o quantomeno dovrebbe essere) affare serio. A maggior ragione se rappresenta un’intera tifoseria, un’intera città, un’intera regione; e a maggior ragione se altresì quella stessa società può essere fonte di benessere per tante persone, provate dalla durezza di una vita resasi difficile in questi ultimi tempi, che trovano in quella maglia a tinte rosse e blu una passione da coltivare e alla quale dedicare parte del proprio prezioso tempo e  – in alcuni casi – delle proprie risorse economiche, magari facendo sacrifici e rinunce pur di sostenere la propria squadra del cuore. Ma qualcuno, con troppa superficialità, sembra essersi dimenticato tutto ciò.

La tifoseria del Cagliari è ormai allo stremo delle forze, fiaccata e mortificata da una serie infinita di vicissitudini di segno negativo che hanno riguardato e continuano a riguardare tutti gli aspetti possibili e immaginabili propri di una società di calcio: stadio, passaggi di proprietà, vicende giudiziarie, cessioni illustri di calciatori (non rimpiazzate) e dichiarazioni quantomeno discutibili, esoneri emanati e poi rientrati, nuovi esoneri ai danni di chi non ti aspetti e chi più ne ha più ne metta. Non ci si fa mancare davvero niente, qua a Cagliari.

Da alcune parti si è sentito parlare di sensazionalismo della stampa per giustificare le ultime discutibili prese di posizione, che hanno portato all’esonero di Pulga: sensazionalismo che avrebbe prodotto tutta una serie di voci e indiscrezioni riguardanti l’esonero di Lopez in realtà non veritiere e che avrebbero coperto il vero fatto, ossia l’esonero di un secondo in panchina.

Ora: lungi dal voler difendere una categoria professionale, quella dei giornalisti, che più di una volta si è resa – e continua talvolta a rendersi – protagonista di episodi poco professionali ed edificanti più che altro per sé stessa; la ricerca dello scoop a tutti i costi può far cadere in fallo (beninteso, chiunque: dal redattore neofita al più navigato editorialista). Ma in questo caso è difficile credere che sia stata tutta un’invenzione: almeno, stando a sentire il resoconto quantomeno confuso che il ds dei rossoblù Salerno ha dato delle concitate ore di lunedì sera.

In tutto questo, emerge un solo, importantissimo aspetto: il Cagliari e la sua tribolata tifoseria meritano rispetto. E portar loro rispetto significa tante cose: ad esempio, fare il possibile e il più presto possibile affinché si possa avere uno stadio degno di questo nome per una società ormai zingara da diversi anni; significa non prenderli in giro attraverso la diffusione di date e scadenze per importanti annunci, poi miseramente disattesi, che creano false aspettative e illusioni; significa evitare di fare confronti tra povere 500 e lussuose Ferrari; significa, infine, evitare melodrammatici teatrini come quelli di lunedì e martedì. La lista potrebbe proseguire ancora per un bel po’, ma lo spazio non sarebbe sufficiente.

Quindi è forse giunto il momento di farla finita: che i diretti interessati si mettano una mano sulla coscienza e inizino a rinunciare ai propri particolarismi in nome di un bene superiore, in questo caso il Cagliari e la sua tifoseria. Che come è stato sempre detto, sono le uniche, vere vittime del sistema.

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