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Cattiveria e cinismo non si comprano al mercato

Il peso degli episodi che ancora questo Cagliari trascura

La Redazione
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Andare al San Siro e doversela giocare contro il Milan non è mai una cosa semplice. Lo dice la storia, la tradizione, il blasone dei padroni di casa, ed un Cagliari che tra le mura dei rossoneri non ha mai spadroneggiato.

Nessuno scopre oggi che il potenziale tra le due squadre (economico prima che tecnico) gioca spudoratamente e sempre in favore dei meneghini.

Tanto più, in pochi, pretendono che una banda di pazzi isolani vada in Lombardia e azzecchi un blitz in casa del “diavolo”, acciuffato facilmente quasi si dovesse mandar giù un bicchier d'acqua fresca.

La questione, venendo alla gara e tenendo presenti questi presupposti, è invece la seguente.

Un Cagliari con la patente di “squadra avara di sogni”, che non siano un non meglio specificato “fare meglio dello scorso anno”, dovrebbe almeno vendere cara la pelle e lottare su ogni ciuffo d'erba spunti sul campo.

Specialmente con una big, e il Milan lo è, se ciò che conta (cioè il risultato) è quasi utopia che si avveri, almeno si cerchi di rompere le uova nel paniere di chi, nato per vincere, non dovrebbe farlo in modo fin troppo agiato.

Troppe cose che ai più sembrano un caso, in certa serie A contano. Eccome se contano. Le si allenano, le si persegue, si crea una mentalità tesa a non lasciare nulla al caso.

Dalle palle inattive, ai minuti di recupero, da come ci si rapporta con l'arbitro a come si creano situazioni favorevoli in area avversaria. E più tiri, (se vogliamo) più hai possibilità che un avversario la tocchi di mano, faccia auto gol, entri in maniera scomposta a difesa della porta e ti regali un VAR o un rigore.

Però devi tirare. E ancor prima ci devi credere, che volendo, riusciresti a tirare. Guarda caso gli episodi, sono sempre a favore delle grandi squadre che maniacalmente curano i dettagli.

Perché, ad esempio, l'autogol è stato ai danni del Cagliari e non viceversa?

Perché a Cagliari, il peso specifico di quell'episodio non ha la stessa importanza che a Milano. Tutto qui.

Se per i sardi infatti, è un a sconfitta che “ci può stare” perché in fondo siamo alla seconda di campionato, per il Milan sono episodi e punti, propedeutici per l'alta classifica che non devono mancare.

La matematica è identica estate e inverno e tre punti ad agosto, valgono quanto tre punti a maggio, quando cioè, (tendenzialmente), ci si deve salvare contando nelle tasche quante monetine mancano per fare un milione.

Cinismo, cattiveria, arguzia, furore, ancora latitano. E la strada per vederli in campo è ancora lunga.

Di certo, anche se fosse strepitoso, non arriveranno dal mercato, ma si dovranno perseguire allenamento dopo allenamento.

E magari chissà, un domani, si vedrà un Cagliari meno tiepido, anche nell'inferno di Milano.

Anche se è solo la seconda di campionato, anche se non si ha la serie B a una manciata di punti e di gare a disposizione, anche se loro son loro e noi “si deve migliorare”.

Certe cose, è meglio ripetersele per tenerle corpo estraneo. Diventarne assuefatti gioca sempre brutti scherzi.

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