Storia diversa per gente normale, storia comune per gente speciale. Il pomeriggio di Radja Nainggolan e Paolo Faragò potrebbe essere riassunto in questa frase di De André, perché è questo il destino che accomuna i due predestinati, portatori di due storie fatte di alti e bassi, di paradiso e inferno, che hanno trovato sfogo nel terreno della Sardegna Arena.
Partiamo dal Ninja: nella formazione ufficiale contro la Spal figura come mezzala, ma dal fischio d'inizio agisce sulla trequarti, e dopo neanche 10 minuti si inventa, dal nulla, il gol del vantaggio. Stop di petto e missile terra aria di controbalzo dai 25 metri, con la sfera che prende una leggera curva a uscire, a levare la ragnatela dall'incrocio. Un mix perfetto di tecnica, coordinazione e follia che ha prodotto un gesto balistico di rara bellezza, come non lo si vedeva da tempo, destinato a entrare nella memoria collettiva rossoblu e a venir celebrato nei programmi sportivi fino alla prossima stagione, se non oltre.
Si tratta del primo gol di Radja a distanza di sei anni dall'ultimo con la casacca dei quattro mori: era il 29 settembre del 2013, si giocava al Nereo Rocco di Trieste e quella volta la vittima era l'Inter. 2212 giorni e due maglie dopo eccolo di nuovo a esultare per i suoi vecchi colori, con il braccio alzato e il sorriso stampato in faccia.
Gol speciale come pure la dedica, che riconduce alla scelta di cuore di tornare in Sardegna dopo un anno tribolato in nerazzurro, proprio nella stagione del Centenario. Lo shuttle che è partito dal piede del belga ha fatto da ponte tra il passato e il presente del numero 4, arrivato in rossoblu da ragazzino e tornato da uomo maturo, deciso a riprendersi il proprio pubblico, che ama e da cui è ampiamente ricambiato.
Domenica si è visto il vero Nainggolan, quello ammirato a Roma, uno dei centrocampisti più completi della Serie A. Ci è voluto un po', ma ne è valsa veramente la pena. Il Cagliari ha finalmente il suo leader.
Ma la storia non finisce mica qui, perché ce n'è un'altra dietro l'angolo. Più che una storia, una favola, quella di Faragò, iniziata nel modo peggiore, e conclusasi con le lacrime, di gioia. Operato all'anca lo scorso maggio, diagnosticati sei mesi di stop, un calvario durato 183 giorni e spezzatosi con la rete del 2-0 alla Spal.
Schierato titolare a sorpresa tra lo stupore generale, in una posizione non sua, quella di terzino destro. Ma nessuno alla fine se n'è accorto, perché la prestazione è stata sontuosa, e il gol solo la sua conseguenza. È andato a prendersi la palla, ha trovato il varco giusto tra le maglie biancocelesti, è stato anche un pizzico fortunato, ma davanti alla porta ha tirato fuori una freddezza da bomber di razza, e non ha perdonato, per il più romantico dei finali.
È il gol che non ti aspetti, seguito da un'esultanza liberatoria, un pianto che vale più di mille parole, a testimonianza di tutto quello che ha passato il numero 24. Già , passato, perché adesso inizia un nuovo percorso per il centrocampista calabrese, disposto a tutto pur di ritagliarsi uno spazio tra le fila di Maran.
Nainggolan-Faragò, due storie in due gol, come piace a quelli che amano il calcio, il gioco più bello al mondo anche per questi motivi.