Ciò che resta è ancora una partita. Una maledetta e difficilissima partita.
Perché anche se il calendario recita Inter e Venezia come prossime avversarie del Cagliari, verosimilmente i giochi saranno fatti entro il prossimo turno di campionato.
Tra incroci di altre dirette concorrenti, diversi obiettivi tra chi si affronta, paura di fallire, trans agonistica e nervi tesi, fallire i prossimi 90 minuti, rischia di vanificare anche l'ultimo match di questa stagione.
Le chiacchiere stanno a zero. Gli ospiti si chiamano Inter e si giocano la corsa scudetto. Non regaleranno nulla, e quel poco concesso, sarà a costo di enorme sacrificio.
Come si sia arrivati a giocarsi la vita a due giornate dalla fine, è un'altra storia. Il contingente, ora, impone di rinviare i processi, compattarsi e cercare di trattenere qualche punto in Sardegna prima di partire per Venezia.
Se mettere in difficoltà una big come l'Inter è impegnativo in una qualsiasi partita della stagione, farlo adesso (per i motivi citati) sarà un'impresa titanica.
Ma così come faceva paura alla vigilia la Salernitana, e in corso d'opera si è riusciti ad uscire vivi dall'inferno, la stessa cosa vale contro i neroazzurri.
Questo resta forse, l'unico mantra che mister Agostini può ripetere allo spasimo ai suoi ragazzi. Salteranno infatti schemi e tatticismi, e a prevalere saranno episodi, carattere e agonismo. Se non da subito, a partire dal secondo tempo.
Dove non arriva la tecnica, di un Cagliari (sulla carta inferiore), ci devono arrivare la corsa ed i muscoli. Infastidire l'Inter spezzandone le trame, è probabilmente l'unico modo per cercare di far qualcosa di utile per salvarsi.
Fondamentali saranno i piccoli dettagli, le sfumature, le piccolezze. Un contatto microscopico in area in partite come queste, diventa un intervento a valanga che il VAR (poco democratico con le piccole), saprà certamente valorizzare alla bisogna per chi ha più peso e blasone.
Lo dimostra, per esempio, la carica su Pereiro allo stadio Arechi. Basta un nulla. Una scintilla, una parola fuori posto, un gesto fuori luogo, per accendere una bagarre da film Western con conseguente pioggia di cartellini rossi e squalifiche.
Servirà soffrire in ogni modo e farlo fino alla fine. Correndo? Saltando l'uomo? Cercando il contatto in area? Disturbando i loro attaccanti? Perdendo tempo se serve? Sfruttando il fattore casalingo? Entrando decisi su ogni pallone? Mettendola al centro con forza e sperando in una deviazione di un loro difensore per un auto gol?
Tutto fa brodo in questi casi. E nonostante ogni cosa menzionata serva, non sarà mai abbastanza per affrontare l'imponderabile del calcio che resta imprevedibile.
L'unico modo è provarci, non sentendosi già battuti dall'inizio. Se è tutto un “equilibrio sopra la follia”, per citare il Blasco, tanto vale sfruttare la follia.
Magari, strizza l'occhio agli audaci. Come all'Arechi.