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Cagliari, salvare il salvabile è tutto ciò che resta

Come tutte le precedenti, ogni partita sarà una storia a sé

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A sette giornate dalla fine del Campionato, il Cagliari si trova a fare i conti con la classifica e i possibili punti da agguantare a scapito delle dirette inseguitrici, Genoa e Venezia.

Certamente, se il morale dello spogliatoio dopo la batosta di Udine è sotto le scarpe, non deve esserlo anche lo spirito con cui si affronteranno le prossime partite. Serve raccogliere i cocci, metterci la faccia e salvare il salvabile.

Ovvero, dimenticare tutto ciò che non è andato, e ripartire dalle poche cose buone. Cercando di sfruttare a proprio vantaggio la “strizza”che solo una lotta salvezza fino all'ultima giornata può dare.

Tanto, è del tutto inutile rivangare su una stagione che di logico ha poco o nulla. O peggio, cercare un filo continuo che leghi un Cagliari da incubo del girone d'andata, con uno al di sopra della media come ad inizio del girone di ritorno.

Ogni match va preso, e visto con gli occhi di chi osserva una squadra come se non ci fosse un prima e un dopo, ma solo un eterno presente.

Confutare le prestazioni dei singoli infatti, così diverse per rendimento e brillantezza, rischia di depistare il giudizio collettivo di quella che comunemente viene definita “visione d'insieme”. Che, detto francamente, è proprio quella cosa che quest'anno il Cagliari non ha avuto.

La diretta conseguenza di ciò, per la squadra, è giocarsi al meglio questi 21 punti a disposizione. Per chi guarda, accettare un sali scendi di prestazioni e risultati, apparentemente inspiegabili.

Ogni altra possibile lettura appare priva di senso, vista l'incoerenza di una squadra dai mille volti e a tratti indecifrabile. Capaci di vincere a Bergamo, ad esempio, si è stati in grado di perdere con lo Spezia. Giusto per citare solo due casi emblematici. Ma ce ne sarebbero a bizzeffe.

Il salvabile, per intenderci, è la serie A e la possibilità di restarci. Più i fattori accessori. Tipo alcuni giovani dal brillante futuro, il carisma di alcuni veterani (anche se a fasi alterne), e poco più.

La Juventus, prossima avversaria, fa paura. Così come i fantasmi di un Cagliari smemorato e il fiato sul collo di Genoa e Venezia. Figurarsi se in queste condizioni, la lucidità mentale sia in grado di poter pianificare qualcosa.

Rimane solo la corsa, la grinta, la voglia di non retrocedere. Cosa che, parlando di Udine, proprio non si è vista. Ma, come detto, ogni gara è una storia a sé, e il giudizio della precedente non deve influire sulla prossima. Almeno in stagioni così strane.

Si voli a Torino e si faccia il meglio possibile. Nessun risultato, sarà così severo da intaccare anche la partita successiva.

Altra finale, altra partita a sé, altro patema d'animo.

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