“Di dieci cose fatte, te ne riuscita mezza” cantava Jovanotti, “e dove c'è uno strappo non metti mai una pezza”. Il Cagliari di Mazzarri (a esser buoni) si riassume tutto in queste due frasi.
I fatti, non a caso, stanno smentendo in toto ogni possibile giustificazione dei protagonisti, consegnandoli alla storia del club isolano, come forse la sua più triste e irritante formazione di sempre.
A smuovere i rossoblù infatti, pare non basti più nulla. Cambio allenatore, penultimo posto, risultati disastrosi, contestazione dei tifosi.
La squadra è vuota, fragile, senz' anima. Si tira continuamente a campare, rinviando al domani possibili cambiamenti che, a giudicare dalle prestazioni, non sono certamente dietro l'angolo.
Si è toccato il fondo del fondo, e i risultati nefasti son solo una parte del problema.
Ci fosse una scala per misurare la vergogna, questo Cagliari sarebbe fuori dalla media internazionale, tanta ne ha accumulato in 17 gare.
Se ti devi salvare, e contro l'Inter il primo fallo lo fai nel secondo tempo, forse non sei sintonizzato con la parte che devi recitare. Le chiacchiere stanno a zero, così come le possibilità di uscire imbattuti da stadi come il San Siro, con questo atteggiamento.
Sconnessi, remissivi, lenti. Un impaccio totale in ogni zona del campo. Mai più di tre passaggi di fila, zero idee, ed una conclusione in porta in tutta la gara, con Cragno a limitare un passivo già grave, nonostante alcuni miracoli.
Fosse una giornata no, ci potrebbe anche stare. Diventa imperdonabile se per più della metà del girone d'andata, il tuo popolo implora impegno, e tu fai le orecchie da mercante.
A Milano, è stata poco più che una partitella in famiglia tra ex di lusso in campo (Barella e Godin), e gentiluomini sugli spalti che proprio contro i neroazzurri non disertano certo la gara. Giulini è uno di questi.
Come ripartire ora? Con quale grinta ed entusiasmo?
Forse un po' di fumo negli occhi al tifoso per imbonirlo, potrebbe arrivare dal turo di Coppa Italia. Ma contro l'Udinese in casa, che si fa?
Perché dopo i friulani si gioca con la Juve e sarà quasi certamente, un altra sconfitta. Si, di quelle che “ci possono stare”, certamente. Ma che comunque, portano zero punti sotto l'albero.
La decrescita infelice dunque, continua il suo corso, condita di vergogna.
Resta il dovere della critica per il tifoso deluso, l'onere di chi detiene la società di spiegare, il giusto silenzio di chi va in campo, e puntualmente piglia schiaffoni.