Non è un caso che dopo mesi bui e di scoramento, alla prima vittoria dopo tanto tempo, ne sia succeduta immediatamente un'altra e per giunta in trasferta.
Se contro il Parma, per come sono arrivati i 3 punti, è stato un delirio emotivo che ha dato lo scossone che mancava ai rossoblu, contro l'Udinese si è cavalcata l'onda lunga che tanto serviva (e tanto mancava), cioè di farsi attraversare dall'entusiasmo e ribadirlo sul campo.
E se da una parte, arrivare al prossimo turno avendo vinto quello (o quelli) precedenti, incute sicurezza alla squadra, dall'altra è anche vero che la vigilia del match con i giallorossi, si vive nello spogliatoio con tutto un altro spirito rispetto al recente passato.
Nel caso del Cagliari, ad esempio, arrivare ad affrontare la Roma forti dei 6 punti consecutivi, risulta allenante forse quanto il lavoro ad Asseminello. Nel senso che la squadra, avendo ritrovato la giusta fiducia - adesso si - può giocarsela con chiunque.
Certo, contro i giallorossi sarà una dura battaglia, ma adesso il Cagliari può, e deve, osare senza nessun calcolo.
Quale il modo migliore per arrivarci pronti?
Rivivere in settimana i momenti positivi delle due gare precedenti, Parma e Udinese, e pensare che anche contro la Roma si possa dire la propria.
Una squadra in pieno trend positivo di risultati infatti, ha risorse che spesso neanche i calciatori conoscono, ma che comunque in campo vengono fuori per inerzia. La stessa, ad esempio, dei 13 risultati utili consecutivi nella stagione del centenario, giusto per rendere l'idea.
Vincere aiuta a vincere. Ecco perché contro la Roma osare è d'obbligo, così come sfruttare l'entusiasmo e non farlo svanire.
La salvezza è possibile, se ancora si macinano punti, il Torino non lo si lascia scappare e ogni avversità la si affronta con lo spirito giusto.
Assenza di Nainggolan compresa. Che per quanto pesante, se la squadra è compatta, ci sarà modo di metabolizzare.
L’errore imperdonabile sarebbe farsi impaurire dal nome dell’avversario e dal suo blasone. Al contrario, invece, occorre “sparare le proprie cartucce” con logica e lucidità.
E ovviamente, cattiveria quanto basta, proporzionale ad una squadra che si deve salvare, che tradotto suona come “mangiarsi l’erba del campo”.