Oltre al talento, la tecnica e la tattica, una dote innata di chi nel calcio fa la differenza, è anche l'istinto. Quel sesto senso cioè, che permette al calciatore di capire in tempi brevi dove è sbarcato e cosa deve fare, specialmente se arriva in corso d'opera.
A mercato chiuso, e con svariati innesti alla corte di Di Francesco, compito del mister sarà favorire questo processo per trarne il massimo dei benefici ed il più in fretta possibile per risollevare le sorti di un Cagliari in ombra già da troppo tempo.
Prioritario sarà inculcare dunque ai nuovi arrivati, l'importanza della posta in palio ad ogni gara e trasmettere loro il senso da “ultima spiaggia” che le prossime partite rappresentano. Un fraintendimento di ciò, costerebbe veramente troppo caro.
In termini strettamente di campo, giocare per il Cagliari (in questo momento) non è né una passerella per prime donne, né per calciatori dal “passo sofisticato”. Si tratta di spalare fango, macinando gioco e punti, necessari per una salvezza da raggiungere al più presto.
Certamente cosa non facile per chi viene catapultato in uno spogliato reduce da 6 sconfitte di fila ed un pareggio in casa che (per come è maturato) anch'esso è una mezza sconfitta. Ma passaggio obbligato per sintonizzarsi da subito con la gravità del periodo ed essere di aiuto alla squadra.
Nuova linfa è arrivata nel gruppo, e si tratta di saperla mettere in condizione di essere efficace.
Meglio quindi che da subito si faccia quadrato attorno al mister - fresco di conferma - che vuole salvare la squadra, il progetto e le ambizioni future.
Ma prima viene l'importanza di calarsi nella parte di chi ad ogni turno si gioca una finale con la bava alla bocca. Nel clima torbido di chi si gioca “la vita”su ogni pallone.
Cosa non semplice, ma necessaria, in un calcio forse sempre meno romantico, ma cinico e spietato come i vecchi tempi.