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Cagliari, in crescita e senza piangersi addosso

I rossoblu di Di Francesco dimostrano di essere squadra e di avere un'identità precisa: il tecnico non guarda alla carta d'identità dei suoi uomini e le numerose assenze non sono un alibi

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Che la formazione tipo in casa Cagliari ultimamente sia una chimera, lo dicono i fatti.

Una rosa fustigata dalle tante assenze ed un tecnico costretto ad inventarsi ad ogni gara il migliore degli assetti possibili, contando su scelte quasi obbligate, è la cifra dei rossoblu versione autunnale.

Assenze di lungo corso come Godin, Nandez, Simeone e Pereiro, che viste sulla carta spaventavano anche il più ottimista degli addetti ai lavori, si son tuttavia mostrate sul campo, non più – solo – un alibi (sempre spendibile) quando le cose non vanno, ma forse il vero punto di forza di un Cagliari obbligato a fare di necessità virtù, senza piangersi troppo addosso, macinando punti e per questo in crescita.

Ribadito il fatto che con i “titolarissimi” in campo, probabilmente qualche punto in più, forse, ora lo si avrebbe – anche se non c'è ovviamente la controprova di ciò – l'atteggiamento della squadra visto ieri a Verona (versione secondo tempo) è quello che al netto delle assenze ha fatto ben sperare sia il tecnico che i tifosi.

Uscire imbattuti dal Bentegodi infatti, sotto la pioggia ed in in campo infame, è forse al momento oltre a un buon punto guadagnato in trasferta, anche la misura del lavoro di Di Francesco nel responsabilizzare i più giovani, accantonare (per ora) le gerarchie e coinvolgere tutta la rosa nella causa comune, buttando un po' tutti nella mischia.

E allora ecco le buone prestazioni di Walu, Carboni e Tripaldelli in difesa (età media 20 anni), di Zappa e Sottil nel settore esterno, di un Marin sempre meno “corpo estraneo” in mezzo al campo e di un Pavoletti rientrato a pieno titolo ad esser di enorme aiuto in attacco.

Senza scordare l'utilizzo di Tramoni (20 anni), Cerri e Oliva, integrati a gara in corso, col merito di essere entrati da subito in partita e forse nei minuti più importanti di tutta la gara, quelli finali. Dove spesso, attacchi di panico nel recupero e svarioni collettivi, vanificavano gli sforzi di un match intero.

Le “tirate d'orecchio” dopo partite meno brillanti forse son servite, e per un mister Eusebio che pareggia in casa di Juric, c'è subito un Conte (non il politico) pronto a sbarcare in Sardegna a portare via punti per la sua Inter.

Sarà d'obbligo dunque, non adagiarsi e pensare subito alla prossima gara.

Anche la corazzata Inter, se si vuole, la si può affrontare con il piglio del secondo tempo di Verona, cioè rispondendo apertamente colpo su colpo e stando accorti in fase di non possesso.

Chiaramente, in attesa che gli assenti possano man mano rientrare al loro posto ed il Cagliari giovarsi del loro contributo.

Ma forse dopo il Cagliari visto a Verona, la fobia dell'assenza dell'undici titolare, fa sicuramente meno paura. 

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