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Tuttosport: per la Juve giocare al Sant'Elia è umiliante

Tuttosport, giornale vicino alla Juventus, gira il coltello nella piaga in merito alla vicenda stadio con supponenza gratuita

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È evidente che la Juventus e l’ambiente che la circonda, di questi tempi, si sentano particolarmente gasati e in un certo senso “superiori” a tutte le altre realtà calcistiche. D’altro canto come potrebbe essere altrimenti, in questo preciso momento storico nel quale i bianconeri vengono da due scudetti consecutivi conquistati con pieno merito?

Senza considerare il fatto che, dopo la vittoria stracciante sulla Roma, unica contendente qualificata che potesse dar loro filo da torcere, la squadra torinese sembra non avere rivali per la conquista del terzo titolo di fila. Inoltre, la Juventus può giocare in uno stadio all’avanguardia, in linea con gli standard vigenti in Europa e capace di assicurare pubblico e introiti, i quali vanno ad aggiungersi alle disponibilità finanziarie della famiglia Agnelli: ciò che permette alla società bianconera di forgiarsi di una superiorità anche dal punto di vista economico.

Ma quando la superiorità e la forza si trasformano in supponenza e snobismo, arrivando persino a dettare – magari inconsciamente, magari no – le pagine di un giornale di livello nazionale che di quel mondo e di quell’ambiente bianconero è la principale e più diretta espressione, allora c’è qualcosa che non va.

Il quotidiano in oggetto ovviamente è Tuttosport. Vediamo come esso descrive la partita del Sant’Elia vista da una prospettiva poco “sportiva”, in tutti i sensi. Ecco i passaggi principali:

“L’ultima volta che la Juventus ha giocato a Cagliari, il Sant’Elia non era certamente il migliore stadio d’Italia, ma era nella mediocrità, tutt’altro che aurea, degli impianti nostrani. Tre anni dopo, la squadra di Conte risbarca in Sardegna dopo Juve-Roma, giocata in un impianto strapieno e al massimo della sua spettacolarità, e piomba nel malridotto stadio cagliaritano, con la capienza ridotta a cinquemila spettatori, le tribune arrangiate e il desolante scenario dei vecchi spalti deserti a fare da cornice al match. E’ umiliante”.

“Mentre in Italia le televisioni trasmettono il campionato inglese e il pubblico se lo guarda, in Inghilterra non interessa granché Cagliari-Juventus. Non è sicuramente solo colpa dello stadio, ma è indubbio che la deprimente cornice incide almeno un po’ in un mondo sempre più televisivo come quello del calcio. Cagliari-Juventus diventa quasi una partita simbolo: con il club bianconero che passa dal futuro al passato, dallo stadio di cui tutto il calcio italiano va orgoglioso a una delle storie più controverse degli ultimi anni”.

“Tutto passa anche dalla politica, è vero, ma solo se da parte dei club e della Lega si registra compatta unità d’intenti e concreto spirito di iniziativa si può progredire. Lo Stadium, così come il nascente impianto di Udine, non sono stati progettati e costruiti dal “sistema”, nonostante qualcuno lo pensi”.

Beninteso: tutte queste parole riportano verità assolute, e sia la società rossoblù, sia i suoi tifosi e persino le autorità del capoluogo sardo ne sono ben consapevoli, anche se in alcuni casi sembrerebbe il contrario. Ma c’è modo e modo di dire le verità: da queste parole – che tradiscono un po’ di supponenza e snobismo – sembrerebbe quasi che giocare in un impianto decadente come il Sant’Elia sia una scocciatura più per la Juve che non per il Cagliari.

Mentre lì a Torino prendono in considerazione i danni di immagine all’estero che la vista di uno stadio del genere può arrecare, da anni qua a Cagliari si devono fare i conti con trasferte obbligate, pubblico forzatamente lontano dalla squadra e stadi vuoti o quasi; ci si dimentica che il vero danno lo subiscono la società rossoblù e i suoi tifosi.

E forse a Torino si sono dimenticati anche che il Cagliari, così come Juve e Udinese, pur non potendo disporre delle stesse risorse economiche delle due società bianconere aveva costruito dal nulla uno stadio tutto suo, salvo poi essere abbandonato e smantellato per questioni politiche, di “sistema”.

È sacrosanta verità quando si dice che è necessaria “una compatta unità d’intenti” per uscire da questa situazione e lungi da noi voler creare una polemica a tutti i costi, ma forse guardare gli altri dall’alto verso il basso facendoglielo pure pesare non è il modo migliore per promuovere tale unità, permetteteci di dirlo.

Eh sì, dev’essere proprio una scocciatura per i supercampioni della Juventus venire a giocare in uno stadietto come il Sant’Elia. Speriamo non arrechi loro troppi fastidi e malumori, soprattutto se da quello stadietto dovessero andar via con pochi punti in saccoccia.

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