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Giulini: "Nuovo stadio? La strada è molto lunga"

"Gigi Riva mi ha spiegato cosa rappresenta il Cagliari per i cagliaritani e i sardi"

La Redazione
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Il presidente rossoblù Tommaso Giulini è stato ospite della trasmissione “Goal Economy” su Radio TV Serie A.

"La scelta di acquistare il Cagliari arrivò in modo un po’ improvviso, ho sempre avuto una grande passione per il calcio. Nel 2014 l’avvocato Mariano Delogu, nostro legale  in Sardegna, mi prospettò la possibilità che il Cagliari venisse venduto e mi introdusse nella trattativa. Non mi sono mai sentito o confrontato con Massimo Moratti in quel periodo e mi ha sempre infastidito l’accostamento sul mio coinvolgimento nell’Inter in questi anni.

Avevo appreso in precedenza da Gigi Riva cosa rappresenta il Cagliari per i cagliaritani e i sardi. Mi mise in guardia dalla forte responsabilità che avrei dovuto assumermi, ma poi è iniziata questa lunga avventura.

Frequento la Sardegna stabilmente da quando ho 27 anni, uno dei miei figli è nato a Cagliari, ma purtroppo mi manca vivere a 360 gradi Cagliari e la Sardegna. Il mio trascorso milanese, prima nel Milan e poi nell’Inter, magari non aiuta, poi sono arrivato dopo un presidente sanguigno, come quelli di una volta. 

Il momento più doloroso di questo decennio è sicuramente la retrocessione di Venezia nel 2022, forse con uno spogliatoio sano e una preparazione adeguata ci saremmo salvati. I momenti indimenticabili sono tanti: la prima promozione dalla Serie B, l’altra promozione a Bari nel 2023 - in uno stadio già festante, all’ultimo secondo con il gol di Pavoletti - e la salvezza della scorsa stagione a Reggio Emilia. Qualche giorno prima della partita decisiva mister Ranieri mi disse che gli pesava tanto fare avanti e indietro da Roma e che sperava di chiudere la sua carriera nei club con una salvezza. Furono giorni difficili perché solo io e lui sapevamo che ci saremmo salutati. Il suo ritorno in panchina nella sua Roma è assolutamente comprensibile.

La storia della nostra gestione in questo decennio è un esempio perfetto per chiunque voglia fare calcio in un certo modo e a certi livelli. Dividerei questi dieci anni in due parti, prima e dopo il Covid, con la crescita e la cessione di Barella, avvenuta a cifre record, e l'acquisto di tre giocatori si cui puntavano tanto per fare il salto di qualità: Simeone, l’unico che negli anni è stato poi rivenduto allo stesso prezzo; Nandez, che ha fatto cinque anni ottimi ma abbiamo perso a zero come spesso accade nel calcio di oggi; Rog, che purtroppo si è rotto tre volte il crociato e non ha potuto rendere come tutti speravamo. Poi è scoppiato il Covid, e la stagione 2020-2021 ci vide salvi ma non fu positiva, solo adesso si sta risollevando la barca. Il calcio ha bisogno di maggiore etica e sostenibilità, io sono per un modello più americano con salary cap, dove si compete per competenza e non per portafoglio.

Lo stadio? La strada è molto lunga, perché abbiamo ereditato il Sant'Elia a 5000 posti, riportandolo a 16000 per poi costruire in quattro mesi uno stadio provvisorio, l’Unipol Domus, grazie all'aiuto dell'amministrazione comunale guidata dal sindaco Massimo Zedda, insieme all’allora presidente della Lega Serie B Andrea Abodi (oggi Ministro dello Sport). Nella stessa pratica partimmo con l’idea di uno stadio nuovo e definitivo, al posto del Sant’Elia ed era credibile pensare che nel giro di 5-6 anni saremmo arrivati all’inaugurazione del nuovo impianto. Poi con la giunta regionale guidata da Christian Solinas abbiamo di fatto perso cinque anni, c’è stato anche il Covid di mezzo, e il progetto è cambiato non danneggiare i tanti commercianti del quartiere Sant’Elia e dintorni. 

La speranza è di avere uno stadio nuovo prima possibile, identitario, innovativo e confortevole e che spinga emotivamente la squadra, e che ci consenta di investire di più anche nella costruzione dell’organico.

Giochiamo in un bellissimo campionato, competitivo e avvincente, che mette in vetrina città e territori meravigliosi come la Sardegna, Parma, Venezia, Milano, Firenze, Roma, Napoli, il Salento e tante altre realtà stupende che altri paesi si sognano. Mi piacerebbe che tutti amassimo la Serie A un po’ di più e lavorassimo insieme per valorizzarla, affinché non venga del tutto erosa da altre competizioni internazionali e da differenti scelte sulla gestione dei ricavi”.

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