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Giocatori e gioco illegale, un precedente pericoloso. Ma come si può evitare in futuro?

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Fagioli, poi Zaniolo, poi Tonali. E forse Florenzi e chissà ancora quanti altri. Da quando Fabrizio Corona ha aperto il suo vaso di Pandora, tutte le procure di Italia si sono allertate sull’ennesimo caso legato al gioco d’azzardo nel mondo del calcio italiano. Non combine, qualcosa di meno ma non per questo sgravato da una serie di conseguenze che i diretti interessati, laddove colpevoli, pagheranno. Se ne è discusso e se ne continua a discutere, anche se all’apparenza il clamore pare essersi sgonfiato. Anche perché i colpevoli – finora gli unici Fagioli e Tonali – hanno già intrapreso il loro percorso di riabilitazione e sconteranno la pena loro inflitta: una squalifica di dieci mesi per uno, un anno per l’altro. 

Al di là della discussione sulla punizione effettiva, con la critica che si è spaccata tra chi si aspettava misure più drastiche e chi invece concorda con quanto fatto dalla Procura Federale, il problema del gioco è più profondo e radicato: come mai giovani promesse dello sport, del calcio in particolare, spesso ricchi prima ancora di essere cresciuti, scommettono e giocano perlopiù su piattaforme illegali? Il problema, qui, può diventare sociologico ed endemico di una categoria – quella dei calciatori – spesso eccessivamente tutelata e protetta anche dinanzi al clamoroso errore. La situazione è molto più profonda e tocca le politiche che ogni esecutivo di turno ha attuato a livello più alto. Ma sono coinvolti anche gli amministratori locali che da un decennio a questa parte hanno avviato una serie di crociate contro la filiera legale del gioco, aprendo le porte ad un danno per gli operatori legali e ad una fortuna per quelli illegali. 

In un contesto normativo sempre più frastagliato e tortuoso, infatti, i dati parlano chiaro: il gioco illegale, una piaga per la società in quanto non offre nessuna garanzia e crea danni ben più grandi della dipendenza, non solo è cresciuto ma è anche migliorato. Un business in espansione che cresce quanto più proseguono le emergenze: dal Covid all’incertezza economica fino ai giorni recenti. Un mercato fiorente, ben oltre i venti miliardi del 2019 e proiettato ancora verso una crescita considerevole. Un ingiustificato accanimento ha prodotto un effetto collaterale prevedibile. 

Quello dei calciatori coinvolti, probabilmente non gli unici se si andasse a spulciare nelle categorie minori, rischia di creare un clamoroso precedente. Allora se prevenire è meglio che curare, va ribadito che una distribuzione legale, attiva e rispettata del settore garantirebbe un funzionamento migliore di tutto l’ingranaggio. Dando fiducia in primis agli operatori, i primi e più pronti a fornire soluzioni contro l’illegale. Non si comprende che un giocatore può essere conosciuto, e quindi anche supportato e protetto, solo da chi ha esperienza diretta nel settore. Ma la protezione si realizza con regole logiche e razionali, con normative coerenti non per una piaga sociale ma per un settore, quello del gioco, che ha la sua importanza nell’economia legale dell’intero paese. Un monito da tener presente per evitare altri casi come quelli degli ultimi tempi. 

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