Caro direttore, sono Âun lettore, tifoso e Âsoprattutto sardo,
Vi scrivo con l'illuÂsione che mi leggiateÂ,
Il Cagliari calcio è morto dopo la partitÂa di questa notte, unÂa notte insana e che Âsegna una pagina trisÂtissima della storia Âdel club rossoblù.
E' morto non solo peÂr me, ma per tutti i Âtifosi che come me NOÂN si riconoscono e noÂn si sentono rappreseÂntati da quanto è sucÂcesso. Una vicenda sqÂuallida, triste e verÂgognosa allo stesso tÂempo.
Una società che per il bene superiorÂe della squadra ha scelto con il suo allenaÂtore che il vicÂe capitano e portiere titolare del CagliarÂi cedesse la fascÂia di capitano. Lo ha fatto nei confronti di un giocatoÂre che, dall'olimpo dÂella champions, è sceÂso nell'inferno della serie b, noncurante Âdell'ingaggio e della vetrina in cui dovevÂa esporsi.
Lui che giÂÃ nella stagione 2007Â/08 mise le sue manonÂe su una salvezza stoÂrica, quasi miracolosÂa.
Ebbene, quest'uomo ha dovuto lasciare la fascia e puÂre la gamba, perchè nÂella tristezza generaÂle l'infortunio cade Âsempre a pennello. CiÂò perchè qualcuno detÂta regole e morali, pÂaradigmi di valori cuÂi il detentore della Âfascia deve attenersiÂ, pena l'immediata inÂvestitura di nemico dÂella curva.
Quella stessa curva che altrettanto faciÂlmente appella il resÂto dello stadio come Â"un pubblico di merdaÂ", reo di non gradire la contestazione al Âproprio portiere. QueÂlli che cantano "il Âcagliari siamo noi" e voi "siete sempre un pubblico di merda", Âcome dire, riportando qualcuno di realmentÂe celebre, "noi siamo noi e voi non siete Âun cazzo".
Eppure quel pubblico di merda si è schierÂato con il suo portieÂre, è maggioranza sÂia dentro lo stadio Âsia fuori dallo stadÂio, si abbona, investÂe i suoi soldi nella Âpropria passione, si Âincazza, piange e sofÂfre. Ma non conta un Âcazzo.
Non sono padre, ma hÂo uno splendido nipotÂino di 5 anni che per la prima volta domenÂica ha visto il "suo" Cagliari nella partiÂta casalinga contro lÂ'Atalanta. Cosa devo Âinsegnare a questa crÂeatura? Quali valori e che sport gli devo rÂaccontare? Come faccio a farlo innamorare dÂel "suo" Cagliari, se Âin quel frastuono echÂeggiava forte l'urlo Âche "lui" era un pubbÂlico di merda e che iÂl Cagliari erano "gli altri".
Non mi importa della politica, delle regoÂle non scritte che goÂvernano l'ambiente caÂlcio e i rapporti tra tifoseria organizzatÂa e società . So soltaÂnto che stanotte è moÂrto il calcio, il mio Cagliari e il senso Âdi appartenenza.
E senza senso di appÂartenenza il calcio è morto prima di nasceÂre.
Con rabbia e profondÂa vergogna
Un ex tifoso del Cagliari.
(Alessandro Demurtas)
