Il Cagliari continua la sua marcia in campionato con gli occhi fissi sull’obiettivo salvezza. La compagine guidata da Rolando Maran avrà come avversario domenica pomeriggio alla Sardegna Arena (con inizio previsto per le ore 18.00) il Napoli di Carlo Ancelotti.
I rossoblu sono reduci dal pari casalingo per 2-2 contro la Roma, mentre gli azzurri hanno vinto nettamente tra le mura amiche per 4-0 contro il Frosinone.
Vediamo quali sono le filosofie tattiche dei due allenatori in vista della partita in programma domenica pomeriggio.
Il 4-4-2 diamond di Maran: In vista del match contro il Napoli, il tecnico del Cagliari non cambierà modulo, utilizzando il 4-1-2-1-2 (o 4-4-2 diamond), modulo che può essere interpretato come un 4-4-2 reinventato e rivisitato, con il centrocampo schierato a diamante.
I vertici di quest’ultimo sono formati da due giocatori dalle caratteristiche opposte: uno in posizione bassa o davanti alla difesa (Bradaric o Cigarini) e uno in posizione alta o avanzata (Joao Pedro), libero di svariare su tutto il fronte offensivo.
Nei vertici laterali della mediana, si suole utilizzare giocatori che sono più propensi a difendere (Ionita o uno tra Dessena e Faragò insieme a Barella) e che sappiano effettuare entrambe le fasi di gioco.
La disposizione a diamante permette di avere superiorità numerica in posizione centrale e nella retroguardia, lasciando relativa libertà al trequartista (Joao Pedro) di agire tra le linee. Davanti al portiere (Cragno), vengono schierati 4 difensori: i 2 laterali – uno a destra (Pisacane o Faragò, se non venisse schierato mezzala) e uno a sinistra (Padoin o Pajac) – hanno compiti di spinta e di copertura preventiva quando il pallone è in possesso degli avversari.
Il discorso è differente per quanto concerne i difensori centrali. Generalmente, come già sottolineato più volte nella nostra lavagna tattica, nel 4-1-2-1-2 vengono utilizzati due difensori forti fisicamente, capaci di contrastare gli avanti avversari nel gioco aereo e di mantenere la posizione.
Per il Napoli, con ogni probabilità Maran seguirà questo concetto generale del suo 4-4-2 diamond ma cambiando i suoi aspetti specifici, puntando più precisamente su un centrale con compiti di impostazione (Romagna) e uno che abbia compiti di marcatura preventiva (Klavan).
In avanti, infine, la disposizione degli attaccanti (Sau o Farias al fianco di Cerri) è inizialmente sulla stessa linea ma, per via del movimento a prendere palla della seconda punta, il modulo può trasformarsi dal 4-4-2 diamond ad un 4-3-2-1.
Il 4-4-2 “sacchiano” di Ancelotti: Il leggendario Milan di Arrigo Sacchi, nel lontano 1987, ha rivoluzionato il modo di vedere calcio nel nostro paese. Da allora diverse correnti moderne del mondo del pallone hanno voluto trarre ispirazione.
Tra questi c’è anche Carlo Ancelotti, che di quel Milan era il faro del centrocampo e che ora è alla guida del Napoli. Anche l’allenatore nativo di Reggiolo, così come il suo maestro allora, ha modellato per la sua rosa un 4-4-2 camaleontico.
I dettami tattici per la compagine azzurra, in vista della sfida contro il Cagliari, sono molto chiari. La squadra deve essere corta e stretta e la costruzione del gioco affidata ai mediani (Hamsik o Ruiz insieme ad Allan) deve creare spazi nella metà campo avversaria, per poi occuparli in movimento con l’apporto degli esterni (Callejon e Zielinski), che in fase di possesso palla diventano degli attaccanti aggiunti.
In fase di costruzione del gioco, i terzini (Hysaj e Ghoulam) alzano il loro raggio d’azione sulla medesima linea del centrocampista in possesso di palla, mentre gli esterni si aggiungono – come detto in precedenza alle punte (Milik e Insigne) – formando una sorta di 2-3-3-2 in costante mutamento.
Lo scopo è quello di dare quanta più ampiezza possibile alla manovra, sfruttando così gli spazi che sono stati creati grazie ai movimenti. E la fase difensiva? Davanti al portiere (Ospina), il reparto arretrato – in particolare i centrali (Albiol o Maksimovic con Koulibaly) – è oggetto di numerosi lavori tattici.
L’allenatore decide se farla giocare "alta" o "bassa". Nel primo caso l’intento è quello di pressare alti e sfruttare al massimo la tattica del fuorigioco contro gli attaccanti avversari, mentre il secondo deriva da un atteggiamento prudente e difensivo, ovvero chiudersi nella propria metà campo in posizione di attesa per poi ripartire in contropiede.
Questa strategia, tuttavia, ha un fattore controproducente: se la squadra si copre troppo, si rischia di lasciare troppo l’iniziativa e il controllo del centrocampo all'avversario il che alla lunga può risultare pericoloso per chi difende troppo.