Partecipa a Blog Cagliari Calcio 1920

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

La lavagna tattica: Cagliari-Torino

Tredicesimo atto della Serie A 2018-2019. Alla Sardegna Arena, match tra rossoblu e granata. Duello in panchina tra Maran e Frustalupi (Mazzarri non ci sarà a causa di un malore n.d.r.)

Condividi su:

Dopo la pausa per la UEFA Nations League, torna al centro della scena il campionato e il Cagliari vuole riprendere il suo percorso di consolidamento nella classifica della Serie A 2018-2019.

L’avversario dei sardi guidati da Rolando Maran, che giocheranno lunedì in posticipo (con inizio alle 20.30) in casa alla Sardegna Arena, sarà il Torino di Walter Mazzarri che, a causa di un malore, precauzionalmente non sarà in panchina (al suo posto il suo storico vice Nicolò Frustalupi).

I rossoblu hanno pareggiato per 2-2 in trasferta con la Spal, mentre i granata hanno perso per 2-1 in casa contro il Parma. Vediamo quali sono le due filosofie tattiche dei due allenatori in vista della partita in programma lunedì sera.

Il 4-4-2 diamond di Maran: Dopo la pausa, l’obiettivo del Cagliari deve essere quello di non perdere di vista la strada verso la salvezza e per farlo, nel match col Torino, Maran si affiderà al suo marchio di fabbrica, ovvero il 4-4-2 diamond.

Come già detto anche nei precedenti numeri della Lavagna Tattica, il 4-1-2-1-2 può essere visto come un 4-4-2 reinventato con il centrocampo schierato a costituire una sorta di diamante.

I suoi vertici sono formati da due giocatori dalle caratteristiche differenti: uno in posizione bassa (o più semplicemente davanti alla difesa), chiamato ad impostare l’azione e a smistare di prima il pallone (Bradaric) e uno in posizione alta (Castro), libero di svariare su tutto il fronte offensivo.

Nei vertici laterali della mediana, si suole utilizzare giocatori che sono più propensi a difendere, tuttavia Maran preferisce schierare due elementi (Ionita e Barella) che sappiano effettuare entrambe le fasi di gioco.

La disposizione a diamante permette di avere superiorità numerica in posizione centrale e nella retroguardia, lasciando relativa libertà al trequartista (Castro) di agire tra le linee. Davanti al portiere (Cragno), vengono schierati 4 difensori: i 2 laterali – uno a destra (Srna) e uno a sinistra (Lykogiannis, Pajac o Padoin) – hanno compiti di spinta ma anche di copertura preventiva quando il pallone è in possesso degli avversari.

Sui centrali, il discorso è più ampio. Generalmente, nel 4-1-2-1-2 vengono utilizzati due difensori forti fisicamente, capaci di contrastare gli avanti avversari nel gioco aereo e di mantenere la posizione. Tuttavia la scelta strategica può cambiare a seconda del tipo di partita da affrontare.

In particolare, per il match interno col Torino, al fianco di Ceppitelli, Maran dovrà scegliere tra un giocatore tecnico e capace di impostare (Romagna), uno specialista nelle marcature preventive (Pisacane) o un tipo di centrale più statuario e fisico (Klavan).

In avanti, infine, la disposizione degli attaccanti (Joao Pedro e Pavoletti) è inizialmente in linea ma, per via dei movimenti a ricevere palla dalla mediana da parte del brasiliano con la sua posizione in linea a quella dell’altro trequartista (Castro), essa diventa verticale rispetto alla punta (Pavoletti) e, di conseguenza, il modulo può evolversi in un 4-3-2-1.

Il 3-4-3 “moderno” di Mazzarri (e Frustalupi): Sebbene il mister nativo di San Vincenzo (Mazzarri n.d.r.) nella sua esperienza sulla panchina granata abbia rivoluzionato uno dei suoi capisaldi calcistici, abolendo il concetto di titolarissimi e adottando una gestione che favorisca maggiormente il collettivo, quello tattico sembra non essere cambiato.

Di fatti, il modulo di riferimento è il cosiddetto 3-4-3 moderno, evoluzione del 3-4-3. In tale variante, i centrocampisti (Meitè e Baselli) devono offrire il loro contributo in entrambe le fasi di gioco (difensiva e offensiva).

In fase difensiva, questo sistema evoluto dal 3-4-3 può trasformarsi in 5-4-1 (con l’arretramento del raggio d’azione dei due laterali, De Silvestri e Ansaldi, in difesa e dei due esterni offensivi, Soriano e Iago Falque, a centrocampo).

Analizzando lo schema nello specifico, davanti al portiere (Sirigu), dei tre elementi del reparto arretrato, il centrale (N’Koulou) funge da libero, mentre gli altri due (Djidji e Izzo) da stopper.

In questo schema, il libero costituisce il punto cardine della difesa, in quanto sostituisce, in base alle necessità e agli schemi a zona, uno dei due centrali e ha anche la funzione di liberare l’area di rigore in situazioni di pericolo create dagli avanti avversari; inoltre deve essere il primo giocatore a rilanciare l’azione, spingendosi (talvolta) in avanti.

Gli altri due (le cui doti sono forza, elevazione, velocità e senso della posizione), invece, hanno compiti prevalentemente di copertura, marcatura e rottura della manovra avversaria. In mediana, dei quattro elementi che la compongono, due sono interni (Meitè e Baselli) e due sono laterali (De Silvestri e Ansaldi).

Questi ultimi hanno una posizione assai delicata nel “3-4-3 moderno” poiché, come detto in fase di presentazione, sono chiamati a scalare in fase di contenimento, mentre in quella offensiva devono proporsi sulle corsie, coprire il centrocampo e fungere da ali "aggiunte".

Tali giocatori devono possedere nel loro bagaglio tecnico resistenza fisica, capacità di corsa, abilità nei dribbling e nel cross. I due interni, invece, hanno compiti di interdizione (in fase di copertura) e di impostazione o rilancio (in fase d’attacco).

Nel reparto avanzato, infine, uno dei giocatori del tridente ricopre la posizione di centravanti (Belotti), mentre gli altri due (Soriano e Iago) fungono da ali, ma tendono ad accentrarsi, diventando così trequartisti alle spalle della punta.

All’attaccante centrale viene chiesta una buona predisposizione a far gol e un grande senso tattico, in modo da permettere alla squadra di inserirsi in fase offensiva. Alle ali, invece, il compito di aprire la difesa avversaria e coprire i lati della mediana in fase difensiva. Inoltre devono possedere, oltre ad un ottimo senso della posizione, rapidità nella corsa e nel dribbling, oltre che nel cross e nel segnare.

3-5-1-1 possibile sorpresa: Oltre al 3-4-2-1 sopra citato, Mazzarri ha anche un asso nella manica, ovvero il 3-5-1-1, variante del più noto 3-5-2. La differenza tra la versione classica e una delle sue evoluzioni più dirette sta nel reparto avanzato: anziché parallele, le punte si dispongono verticalmente (l’una dietro l’altra), con il trequartista (Iago Falque) alle spalle della punta (Belotti).

In fase di non possesso, è fondamentale il pressing dei giocatori in mediana: il trequartista deve essere un giocatore duttile in entrambe le fasi di gioco. Questo tipo di modulo lascia spazio al contropiede e agli inserimenti dei centrocampisti (Meitè, Lukic e Baselli).

Talvolta gli esterni (De Silvestri e Ansaldi) arretrano per aiutare la retroguardia, mentre gli interni (Lukic e Baselli) si occupano dell’interdizione e del recupero palla.

Davanti al portiere (Sirigu), in fase di possesso, l’azione parte dalla difesa: di fatti, uno degli stopper (N’Koulou) può agire da libero, mentre i due laterali (Djidji e Izzo) si propongono in avanti per creare superiorità numerica e servire la punta.

Condividi su:

Seguici su Facebook