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Nené non morirà mai

Ci lascia un infinito campione rossoblù

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La notizia è arrivata prendendoci un po' tutti alla sprovvista. Non perché non ce l'aspettassimo, no. La sua malattia era nota a tutti, o almeno a tutti quelli che si scambiano i regali il 12 aprile, quelli che contano gli anni da quella data lì, a quelli che, fosse per loro, oggi saremmo nell'anno 46 D.S. (Dopo lo Scudetto, s'intenda).

Forse la notizia ci ha preso alla sprovvista per come è arrivata: è morto Nené. Fesserie. Nenè morto? Se così fosse allora vorrebbe dire che sia morto pure Scopigno, che ci abbiano lasciati anche Martiradonna e Zignoli? Ma quando mai. Le persone non muoiono se ne resta vivo il ricordo. È solo un semplice allontanamento fisico.

E di Nené il ricordo è rimasto, eccome se è rimasto. I tifosi veri non si scordano manco dei terzinacci da mezza presenza in Serie C, ma non sono certo quelli i giocatori che scaldano il cuore al solo sentirli nominare.

Del resto si sa, i giocatori, gli allenatori vanno e vengono, il Cagliari resta. Insieme ai colori, rimangono gli eroi. Senza mantello, senza maschera. Hanno saputo incidere il nome nelle menti dei cagliaritani con le loro gesta in quel rettangolo verde.

Qualcuno ha stabilito record di imbattibilità (hai presente Albertosi 11 reti nel campionato 1969/1970?), qualcuno ha segnato valanghe di gol (Rombo di Tuono, do you remember?).

Qualcun altro ha scritto pagine di storia con le sue discese sulla fascia, coi suoi dribbling ubriacanti, le sue finte incontrollabili, il suo brio brasileiro, i suoi assist da ragioniere, la sua corsa inarrestabile. Quel qualcuno ieri ci ha lasciato.

Quel qualcuno era Claudio Olinto de Carvalho, per tutti Nené.

Ma non ditemi che sia morto, quello no. Nené non morirà mai.

Sempre nei nostri cuori, sempre nella nostra mente, nei nostri occhi luccicanti che ancora sognano il bis di quel 12 aprile 1970.

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