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Ma che ve lo dico a fare

Totti acclamato come l'ultima delle bandiere dopo la polemica sul passaggio di Higuain alla Juve. Ma Riva e Conti?

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E fu così che il re di Napoli salutò Vesuvio e babà per andare a calciare il pallone (parecchio bene) all'ombra della Mole e degustando un ottimo Barolo. Gonzalo Higuain, l'attaccante più forte della serie A, il cannibale dell'area di rigore, "El Pipita", l'uomo dei 36 gol, più di Nordahl, più di tutti. From Naples to Turin with (poco) love. Sic transit gloria mundi, direbbe qualcuno.

Non tutti. Sulla vicenda ha espresso la sua l'ottavo Re de Roma, l'uomo immagine, il simbolo de 'a Capitale. Quello la cui statua andrebbe messa "ar posto der Colosseo", per intenderci. Ovviamente, Francesco Totti, da sempre e per sempre in giallorosso, secondo (forse) solo a Romolo dalle parti del Tevere. Ma tanto il nome già l'avevate capito, che ve lo dico a fare. Nei giorni scorsi ha alzato la voce sul passaggio del Pipita alla Juve: "Sono nomadi senza cuore, si spostano insieme ai soldi".

La replica non è arrivata, si è alzato solo un grande coro, come quando combattevano i gladiatori davanti all'imperatore. Un coro tutto fatto di lodi per Totti, l'ultima delle bandiere, l'ultima rimasta in un calcio che non esiste più, e cosa ne può sapere Higuain, che ve lo dico a fare.

Ora però mi permetto di sollevare il braccino e fare una considerazione, se è permesso, vostro onore. Mai mi sognerei di discutere la classe infinita del Pupone con la palla tra i piedi, né tanto meno il suo attaccamento a quella maglia e a quella città. Eppure vederlo acclamato come l'ultima bandiera un po' mi fa storcere il naso.

Sarà che calpesto la terra sarda da quando son nato, sarà quel che sarà. Eppure io ho conosciuto due signori. Uno me l'hanno raccontato, o meglio narrato come una leggenda. Uno l'ho visto coi miei occhi. Si chiamano Gigi e Daniele. Cos'hanno in comune? Entrambi hanno fatto della maglia del Cagliari (del Cagliari, mica del Real Madrid) una scelta di vita, l'hanno trasformata nella loro seconda pelle.

Hanno vissuto in funzione di quei colori, hanno detto "no" a contratti ben più remunerati per restare nell'isola e difendere questa piccola città, coltivare un sogno chiamato Sardegna.

Non me ne voglia il signor Totti, ma fare la bandiera con otto milioni a stagione lo vedo un tantino più facile. Dire di no al Real coperto d'oro a Roma non lo chiamo sacrificio, rinunciare a Raul per giocare con Batistuta non lo chiamo scelta di vita. Mi sembra tutto piuttosto normale.

Riva avrebbe potuto guadagnare dieci volte tanto in bianconero e rimase qua, Conti avrebbe potuto giocare in nazionale e firmare contratti decisamente più vantaggiosi di quelli che il povero Cagliari potesse offrirgli ma è rimasto qua. Hanno detto "no" col cuore, non con la testa.

Mi direte che Higuain non è una bandiera e vi darò ragione, ma ad un patto. Non parlatemi di nessun altro giocatore che non sia Riva o Conti, le ultime bandiere. E quando mi parlerete di Totti e compagnia, forse starò zitto. Tanto, che ve lo dico a fare.

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