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Dove eravamo rimasti?

Il Cagliari batte il Bari e centra la promozione: un anno dopo, si torna in Serie A

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Non ho mai amato i bei sogni. In un certo senso ho sempre preferito gli incubi. Sarà che quando si vive un brutto sogno alla fine ci si sveglia e si riesce ad apprezzare più a fondo la realtà, la vita che si sta realmente vivendo. Prendiamo invece un bel sogno: rende felici, magari in quella dimensione si ha esattamente ciò di cui si aveva bisogno o ciò che più si desiderava. Ma alla fine ci si sveglia. E ciò che si stava sognando si frantuma senza far nemmeno rumore,  scivola via dalle mani e in poco tempo il sogno si fa sempre meno nitido, si dissolve nella nebbia anche se fuori c’è il sole, e si dimentica.

Il Cagliari ha vissuto l’incubo. Oggi, cari amici, è tutto finito. Oggi ci siamo svegliati. Oggi siamo tornati, ed è bellissimo.

Dunque, provo a buttar giù qualche parola chiave: retrocessione, Zemanzolazemanfesta, Serie B, 17 maggio. Finalmente possiamo prendere queste parole, con tutti i ricordi ad esse annessi, inserirle in una cartella ed eliminarle per sempre, dimenticarle. Perché da ora non conta più ciò che è stato: da questo momento in poi conta solo ciò che sarà.

E noi di certo non sappiamo cosa succederà adesso, ma qualsiasi cosa accadrà sarà in Serie A. La serie A voluta e trovata, e d'altronde noi sardi siamo così, siamo testardi, duri come la roccia, e quando abbiamo un obiettivo ce lo andiamo a prendere, anche a testa bassa, contro vento e contro tutti. Il cammino del Cagliari non è filato liscio e senza insidie, anzi. Ci son state tante difficoltà, tante critiche (anche tra le righe di questi editoriali) e tanti momenti in cui le forze contrarie sembravano prevalere su quelle a favore. Ma i rossoblù ce l’hanno fatta, non curanti di tutto.

E quindi è la vittoria di un portiere che a 39 anni ha riscoperto che la gioia di un’isola può valere una finale di Champions ed è di altri due estremi difensori che ci hanno insegnato che il “noi” viene prima dell’“io”. È  quella di Balzano, da zemaniano a cagliaritano, di Pisacane, che ha dimostrato che non tutti i guerrieri indossano l’elmo. È la vittoria di Salamon, che siamo sicuri sapesse di questo trionfo già un mese fa, dal momento che ha passato tutta la stagione in anticipo. È quella di Ceppitelli, che ci ha fatto capire che anche le etichette sono scrollabili e che ci si può rialzare dopo un fallimento. È di Krajnc e suo sarà anche il futuro ed è il successo di Capuano, che ha fatto capire che stringendo i denti si può superare ogni ostacolo. È la rivincita di Murru, che ha preferito i fatti alle parole ed è una vittoria di Barreca, sempre di corsa. È un trionfo orchestrato da Di Gennaro con la collaborazione di Fossati, è di un Deiola che ha fatto capire che la Sardegna sa ancora sfornare talenti ed è di Munari, che ci ha fatto vedere che si può avere ancora voglia di correre a 32 anni. È la vittoria di Tello, che ha regalato la sua allegria e il suo sangue latino ad una terra che sa come scaldare i cuori, ed è di Cinelli, che per centrare questo obiettivo ha lasciato casa sua. È di Colombatto, che ci ha dato la garanzia che il Cagliari sia in buone mani anche per il futuro. È il successo di quei due pazzi di Joao Pedro e Farias, perché ci vuole anche un po’ di sana follia e perché nel calcio esistono ancora i sorrisi, i dribbiling, la samba. È la vittoria di Sau, che ha palesato la gratitudine dei sardi, i quali hanno sempre continuato a sostenere un giocatore di cui l’isola ormai è innamorata perdutamente ed è di Giannetti, che ci ha fatto capire che nella vita bisogna saper farsi trovare pronti. È di Cerri, perché nella vita ci vuole anche un fisico bestiale ed è di Melchiorri, un ragazzo meraviglioso oltre che ad uno straordinario campione. La vittoria è anche sua e il Cagliari continuerà ad esserlo, perché noi siamo pronti a vederlo sfondare le reti della Serie A.

Ma soprattutto è il trionfo di un uomo che ha fatto della Sardegna una scelta di vita, che ha deciso di diventare un’icona, che ha trascinato il Cagliari e che ha visto il suo sogno andare in frantumi per colpa di un bastardissimo infortunio. Ciononostante ha continuato a vivere questi colori visceralmente, conquistando il cuore di tutti i tifosi. È soprattutto tua, Daniele Dessena.

Ma è anche di Rastelli, che ha prima incantato sul campo e poi fuori, resistendo agli attacchi e alle critiche quando le cose non andavano bene e si è guadagnato la stima di un gruppo sempre dalla sua parte. È la vittoria di Capozucca che non ha sbagliato una mossa e di Giulini, il presidente, che ora finalmente vede il suo gioiello riprendere forma e lucentezza.

È la vittoria di tutti noi, che non abbiamo mai smesso di seguire il Cagliari, in A come in B. E ora ci risiamo.

Cara Serie A, dove eravamo rimasti?

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