Partecipa a Blog Cagliari Calcio 1920

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Meglio sette anni di sfortuna che due in Serie B

L'analisi del match contro il Perugia

Condividi su:

Le dissero: “Sei bella”. Avrebbe potuto continuare a camminare e far vedere in giro la propria bellezza, le altre l’avrebbero potuta ammirare, invidiare, ma mai superare. Era praticamente impossibile toglierle gli occhi di dosso. Ma lei, al primo specchio, si fermò. Non riuscì più a proseguire, rimase a guardare la propria immagine riflessa mentre gli altri, seppur incerti e lentamente, procedevano.

Cagliari, where are you? Un punto nelle ultime quattro partite, la vittoria che manca da un mese, una squadra in crisi di identità, essere o non essere la regina della B, that is the question. Difficile trovare una risposta, perché vincere aiuta a vincere e perdere aiuta a perdere, ahinoi. Infatti quando perdi una partita perdi anche qualche certezza e quando perdi qualche certezza perdi altre partite e quando perdi altre partite perdi altre certezze, e il vortice si genera e vorresti uscirne ma ti risucchia ed è vento ed è capogiro.

Questione di testa, direbbero i più raffinati. Questione di palle, correggerebbero i più viscerali. Perché da oggi non conta più “la rosa di livello più alto della B”, non conta più essere i più belli, i più bravi, i più tecnici. Da oggi conta solo essere vincenti, conta solo uscire dal campo coi tre punti in saccoccia, che sia col ciuffo composto o spettinato, che sia con le ginocchia brillanti o sbucciate, che si vinca 4-0 o 1-0, che lo si faccia dando spettacolo o picchiando per 90’, ma soprattutto si vinca grazie alla scivolata prima che grazie al colpo di tacco.

Perché il colpo di tacco fa dire “ooh” e strappa applausi quando vinci due a zero, genera una smorfia quando stai pareggiando e fa cadere le braccia quando perdi. E sapete il motivo? Solo quando perdi ti accorgi di quanto fossero inutili un sacco di cose, quanto fosse inutile parlare di record di imbattibilità casalingo, quanto lo fosse storcere il naso dopo una partita vinta e quanto fosse assolutamente insensato fischiare la squadra prima in classifica. Perché il criticismo esasperato a volte è produttivo ma a volte è nauseante, scontato.

Per questo forse oggi è inutile parlare del match di ieri ed analizzare gli episodi, ed è inutile ancora una volta sottolineare come l’uomo più pericoloso dei sardi di ieri fosse colui che è stato bersagliato dai fischi al momento del cambio. È tutto inutile perché da oggi si guarda avanti, con la squadra in ritiro. Da oggi basta narcisismi, basta specchiarsi. Si butti lo specchio in terra, la principessa si strappi il vestito e si rotoli nel fango.

Mi direte che se lo specchio dovesse rompersi porterebbe sette anni di sfortuna. Vi direi che non credo alla scaramanzia, ma porta male farlo. Vi dico dunque che son meglio sette anni di sfortuna che due in serie B.

Condividi su:

Seguici su Facebook