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Questione di muri

L'analisi del match contro il Novara

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Non riusciamo mai ad andare sempre dritti. Quando siamo per strada, ad esempio. A volte dobbiamo fermarci, aspettare il semaforo, svoltare, fare una deviazione per i lavori in corso. Tutto ciò non fa altro che farci perdere tempo, andando in linea retta impiegheremmo molto meno tempo. Ma succede anche quando siamo in casa, e vogliamo andare dal soggiorno alla cucina. Non possiamo andare dritti, dobbiamo cambiare direzione spesso, perché ci sono i muri, e andarci a sbattere di certo non è conveniente. Quindi li scansiamo, e ritardiamo. Ma alla fine, proprio i muri, che sono i nostri ostacoli, proprio loro, che ci impediscono di andare spediti verso la nostra meta, ecco, sono loro a reggere l’edificio, son loro che evitano che tutto ci crolli addosso.

Ieri il Cagliari non ha sbattuto contro il muro. Quello succede quando perdi la finale di un torneo, quando la matematica ti condanna alla retrocessione (17 maggio 2015, do you remember?), quando il tuo capitano si becca una maledetta frattura di tibia e perone. Ieri il Cagliari ha incontrato un muro e l’ha scansato. Non è stata sicuramente la cosa migliore che gli potesse accadere, perché così facendo ha dovuto studiare un percorso alternativo, perdere tempo, interrompere la marcia. Ma succede, perché come ho detto prima i muri son fondamentali, reggono la struttura. Sarebbe impossibile farne a meno. È proprio nelle difficoltà, infatti, che si cementifica il gruppo, che si chiarisce chi ha gli attributi e chi no.

Il turno infrasettimanale sicuramente non è capitato nel momento migliore: il Cagliari era reduce da una sconfitta meritata contro il Cesena e da una vittoria ottenuta non si sa come contro il Pescara in rimonta. Le avvisaglie c’erano tutte. Non c’è stato il tempo di prendere una boccata d’ossigeno che i sardi son dovuti tornare in campo. A volte è un vantaggio, perché giocare subito può servire a cancellare in fretta le scorie passate. 

Ma a volte no. Come ieri, il Cagliari era la fotocopia di quella squadra sbiadita con poche idee e confuse delle precedenti due partite. Poi certo l’espulsione, poi certo l’arbitraggio, ma davvero una squadra di Serie B (e in particolare della Serie B attuale), che dispone di Farias, Sau, Melchiorri, Joao Pedro, Storari e posso continuare ancora, può permettersi di avere la direzione di gara come alibi? Davvero i fischi del signor Ghersini son stati così decisivi, tanto da poter essere più determinanti degli errori della squadra? Mah.

Piuttosto mi chiederei se tutto ciò fosse evitabile. Krajnc avrebbe potuto fare meglio sul gol di Gonzalez? Forse sì. Un giocatore del calibro di Sau avrebbe potuto essere più incisivo e avrebbe potuto partecipare di più alla manovra? Forse sì. Un talento come Farias avrebbe potuto spaccare la porta anziché calciare a lato nel primo tempo? Probabile. Fossati avrebbe potuto evitare l’espulsione? Sicuramente. E dico sicuramente perché quando un giocatore viene cacciato alla mezz’ora non è quasi mai colpa dell’arbitro, se l’è cercata, si può sempre evitare. Specie se ti chiami Fossati, e sei uno dei giocatori dal QI più alto del campionato.

Oggi potrebbe materializzarsi il sorpasso del Crotone, ma il Cagliari non deve guardare le partite degli altri. I rossoblù spengano la TV e pensino ai propri errori, pensino a cosa possano fare per invertire la tendenza. Perché c’è da starne certi, se questi qua ingranano, il Crotone non lo guarda più nessuno.

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