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Cagliari, è giunta l'ora!

L'analisi del match contro l'Avellino

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Cagliari, ci sei? Questa era la domanda che ci si poneva prima di Avellino-Cagliari, la risposta è stata “forse”. Né sì, né no, almeno per questa volta. I sardi hanno vinto e riconquistato, in attesa del Crotone, la vetta della classifica, ma i più pignoli continuano a storcere il naso.

È come quando si va al ristorante e si rimane soddisfatti dell’abbuffata, che ha saziato in lungo e in largo. Il critico invece non sarà così appagato, osserverà che il pane era bruciacchiato, la carne poco cotta, la pasta tirata male e per non parlare del vino che sapeva di tappo. Punti di vista, c’è chi pensa a riempirsi la pancia, altri che badano al palato.

E se si bada alla pancia si può sorridere: altri tre punti in saccoccia, primato momentaneo e consapevolezza di averla fatta franca anche stavolta. Se si pensa al palato, invece, qualcosa non va. Il Cagliari che rischia di andare sotto con l’uomo in più e una pericolosità offensiva non al livello di una squadra in superiorità numerica oltre che qualitativa. Aggiungiamo la difficoltà surreale a portarsi in vantaggio nonostante l’Avellino avesse alzato bandiera bianca da tempo e l’eccesso di prudenza nel non rischiare per cercare il 2-1. E se quella palla non fosse finita sui piedi di Cerri, i rossoblù avrebbero avuto il tempo per vincere?

A proposito di Cerri, bisogna aprire una piccola parentesi. È curioso che un gol così pesante arrivi da un ragazzo in cerca di rivincite come lui, uno dei più bersagliati sino ad oggi. Un gol che può sembrare facile ma che non lo è per nulla. Intanto perché ti devi trovare in quella posizione, e poi perché il gesto tecnico non è semplice come appare. Oltre al gol tanto solito lavoro per il classe 1996, uno stakanovista d’area di rigore. L’ho già detto tempo fa e lo ripeto, tempo 3-4 anni e questo ragazzo varrà minimo venti milioni.

L’altra nota positiva è Barreca, che ha fatto benzina prima di entrare in campo, ha acceso il motore al 1’ e non l’ha più spento, lasciando il fumo agli avversari. Una minaccia continua sull’out di sinistra, con gli irpini che non l’hanno mai tenuto. A voler trovargli un difetto non eccelle in fase difensiva, ma poco male se si considera che i terzini moderni sono fatti così, tanta spinta, tanta qualità e poca legna.

Ancora passi indietro per Marco Sau, che sembra l’ombra del giocatore che è stato e che è. È passato tempo dal miglior Sau, ma sempre meno tempo rispetto all’ultimo passaggio sbagliato da Fossati. Forse non c’erano ancora le foto a colori quando il numero 33 perse l’ultimo pallone. Il ragazzo, durante la stagione, ha avuto una crescita spaventosa, diventando un elemento irrinunciabile per Rastelli, che con lui riesce a schierare un centrocampo dall’elevata qualità nel palleggio.

A partire da queste buone notizie i rossoblù devono riprendere a marciare, magari a passo più spedito. Perché camminare è bello, ti rilassi, osservi il panorama e scatti qualche foto. Ma quando il traguardo si avvicina devi iniziare a correre.

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