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Guardare indietro per andare avanti

L'analisi dell'anno passato

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A volte, per andare avanti, bisogna guardare indietro. Fermarsi un attimo, voltare le spalle e guardare cosa tu abbia lasciato dietro te. Succede quando scali l’Everest e ti godi il panorama, succede quando corri e conti i chilometri percorsi, succede quando cadi, ti alzi, e pensi a come si stava male per terra, col sedere che raschiava sul pavimento, con le mani poggiate al suolo e la voglia di darsi lo slancio per rimettersi in piedi.

Oggi, quindi, voglio partire da Muhammad Ali, inizialmente Cassius Clay. Forse il più grande pugile di sempre. Pensate che non abbia mai preso botte? Pensate che non sia mai finito k.o. per fregiarsi per cinque volte del titolo di miglior pugile dell’anno? Lui stesso disse: "Dentro un ring o fuori non c’è niente di male a cadere. È sbagliato rimanere a terra”. Voglio proseguire con Michael Jordan, forse il più grande cestista di sempre. Credete che non abbia mai sbagliato un canestro prima di diventare “His Airness”? Credete non abbia mai perso una partita per vincere sei volte il titolo NBA? Potrei proseguire ricordando le volte in cui Valentino Rossi o Michael Schumacher son finiti fuori pista, tutte le volte in cui Bartali e Coppi abbandonarono la gara, potrei riportarvi alla memoria la falsa partenza di Bolt a Daegu. Ma penso che ormai il concetto sia chiaro. E allora osservo questo Cagliari, un Cagliari che si appresta a vivere un 2016 con un ritrovato entusiasmo. Un Cagliari che vuole andare avanti. E per farlo, voglio guardare indietro.

Vedo una squadra che si sta rialzando dopo una caduta, come Cassius, come Michael, come Valentino. E ora che le ginocchia si son staccate da terra, è più facile ricordare i tempi in cui sembrava impossibile tornare su.

Ricordare quando arrivò Zola, l’eroe dei due mondi, per risollevare la sua gente come fece undici anni prima. Con lui una valanga di nomi nuovi, da Brkic a M’Poku, passando per Cop e Diakitè. I sardi erano reduci dalla sfortunata avventura trimestrale con Zeman, periodo che aveva spento un iniziale entusiasmo senza precedenti. La gente sperava che ancora una volta ci pensasse Magic Box, ricordando gli anni in cui ci riuscì: guardando indietro per andare avanti. L’idolo del popolo ci provò, eccome se ci provò, ma quando non gira non gira.

Ed ecco tornare il boemo, l’uomo che spaccava la tifoseria tra sostenitori che lo acclamavano e detrattori che proprio non potevano vederlo. Ma c’era chi pensava che con una squadra rinnovata il miracolo fosse possibile, forse perché era vivo il ricordo di cosa Zeman fece a Pescara, a Foggia: guardando indietro per andare avanti. Succede che poi, quando tutto sta ricominciando, una vecchia conoscenza, tale Matias Falero Vecino, spenga il principio della rimonta all’ultimo minuto del match che avrebbe potuto riaprire tutto. “Brkic non sarebbe dovuto uscire dalla porta”, quante volte l’abbiamo sentita, alcuni sognata, anche nelle settimane successive: guardare indietro sì, ma quanto era difficile andare avanti in quei momenti.

Ed ecco il fallimento del Zeman-bis ed un Cagliari ormai spacciato che, ancora una volta, prova a guardare indietro per andare avanti, affidandosi ad un uomo amato dalla tifoseria, un sardo doc: Gianluca Festa. I rossoblù reagiscono, scherzano la Fiorentina e Farias griffa il gol più bello dell’anno con una roba insensata, ridicolizzando la difesa viola e regalando il canto del cigno ad una squadra senza quasi più nulla da chiedere al campionato.

È il 17 maggio del 2015 quando il Cagliari, perdendo contro il Palermo, retrocede matematicamente in B, siglando la fine di un ciclo. Inutile chiedersi cosa sarebbe potuto accadere con un Festa chiamato in anticipo, inutile guardare indietro. Dal 18 maggio i sardi iniziano a guardare solo avanti. Cossu, Pisano e soprattutto la bandiera Conti danno l’addio in uno struggente ed irreale clima, che quasi segna la fine del Cagliari che fu e dà il via ad una nuova era.

La serie cadetta scatena la furiosa reazione della piazza, la contestazione ai danni della società infuria. Festa fa le valigie ed al suo posto arriva uno spavaldo emergente tecnico campano. Ladies and gentlemen, Massimo Rastelli, l’uomo chiamato a risollevare il Cagliari dalle macerie. Con lui una rivoluzione, largo ai giovani e largo a uomini prima che calciatori, chi vien qua sputi sangue, insomma.

E poi ecco la nuova stagione: superfluo raccontare cosa stia accadendo, inutile ricordare la classifica. Meglio notare la festa che ritorna, l’entusiasmo che si riaccende, la passione che ritorna. Meglio osservare una squadra che si risveglia dal sonno, il sole che ritorna, un gruppo che si scrolla la terra di dosso e si rialza. Forse solo oggi il Cagliari può guardare indietro per la prima volta. A patto che serva per andare avanti.

Grazie per questo 2015 insieme.

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