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La Serie B non aspetta nessuno

L'analisi del match contro il Como

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Quando c’è buio si desidera la penombra, quando si è ciechi si vorrebbe un occhio solo, quando si è sordi sarebbe un piacere ascoltare le zanzare ronzarti attorno all’orecchio. Allo stesso modo, quando in dieci si sta perdendo sino al 92’, un pareggio non è poi così male.

Eppure non sono d’accordo con chi dice “prima o poi sarebbe dovuto succedere”. No, non sarebbe dovuto succedere. Sono dell’idea che questa squadra sia più forte della legge dei grandi numeri, sia più forte di errori arbitrali, sia più forte di una maledettissima gamba rotta. E quindi ieri i rossoblù avrebbero dovuto portare a casa i tre punti, senza “se” e senza “ma”.

Il Cagliari non ha giocato molto peggio delle altre volte. Anche di quelle volte in cui aveva steso l’avversario di turno con due o tre golletti e il pubblico applaudiva, si godeva il primato e tornava a casa soddisfatto. Semplicemente questa volta, in mezzo all’orchestra rossoblù, è mancato l’assolo del solista, che in tante altre occasioni aveva deciso la gara.

Il Como ha giocato in modo molto simile alle altre squadre che vengono ad affrontare il Cagliari al Sant’Elia: squadra corta, quasi tutti gli effettivi dietro alla linea del pallone e ripartenze. Ma quando viene a mancare la giocata tutto si complica. In questo senso Rastelli e i rossoblù mi ricordano Conte e la Juve di un paio di anni fa. Tutte le squadre che affrontavano i bianconeri si chiudevano a riccio, e la Juventus era tutto fuorché una squadra bella da vedere. Poi arrivava la botta di Pogba, la giocata del Tevez di turno, la punizione di Pirlo e i tre punti erano sempre loro. E parliamoci chiaro, se escludiamo la partita contro l’Ascoli i sardi non hanno mai mostrato un gioco fluido e spumeggiante. Casomai hanno sempre dimostrato che in un modo o nell’altro sarebbero riusciti comunque a portare a casa il risultato.

E potrebbe pure andare bene, perché in fin dei conti si gioca per vincere. Ma poi arriva il giorno in cui le rockstars non hanno voce, e allora ti accorgi di non poter puntare sul coro e la musica appare di livello molto più basso del solito. Eppure non è cambiato nulla e magari la volta dopo i fans torneranno a saltare al concerto. Questione di coincidenze, forse.

Difficile invece da comprendere l’accanimento verso Cerri per le due occasioni sbagliate. Premesso che i due palloni ricevuti dal centravanti non fossero certo facili da buttare dentro, mi chiedo se sia passato inosservato il lavoro sporco ed il gioco senza palla di questo ragazzo. È un caso che riceva tutti questi palloni? È un caso che il gioco passasse così tanto spesso da lui o forse è frutto di una serie di movimenti eseguiti perfettamente? Però poi è molto più facile attaccare l’attaccante quando non segna, dimenticandosi anche che trattasi di un classe 1996 (!). Spesso ci si scorda anche che quel ruolo, quello di centravanti di peso, necessita di un’esperienza superiore a tante altre posizioni. Serve malizia e tanto mestiere. Prendiamo Luca Toni, esploso tardi. E poi pensiamo a questo ragazzo, che a 19 anni è devastante spalle alla porta e fa salire la squadra come un veterano.

Aldilà dei singoli, comunque, il dato statistico vede il Cagliari con un solo punto nelle ultime due partite, arrivato con Brescia e Como, non esattamente Real Madrid e Manchester United. Spesso comunque questi schiaffi servono a reagire, a rialzarsi e riprendere la marcia.

Non c’è tempo per bendarsi, ci si lecca le ferite e si riparte. Chi si ferma è perduto, la Serie B non aspetta nessuno.

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