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L'analisi del match contro il Modena

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Ma quale tunnel degli spogliatoi! Quella ieri era una gabbia di leoni, che alle ore 15 è stata aperta, ha lasciato far uscire le belve che hanno assalito sin da subito la preda inerme e la hanno azzannata in sei minuti.

Certo quell'inizio in grande stile aveva fatto pensare ad una partita senza storia, con percentuali bulgare di possesso palla e col pallottoliere chiamato in causa per conteggiare le conclusioni verso la porta difesa da Provedel. Invece no, perché i tifosi hanno pagato il biglietto, quindi bisogna fargli provare qualche brivido in più, o forse semplicemente perché a questo Cagliari piace complicarsi la vita, dunque pareggio di Stanco e gara riaperta.

Ma ieri è salito in cattedra Joao Pedro, quello che si presentò in Sardegna con cinque gol in due amichevoli, salvo poi far giocare il fratello gemello. Il fatto è che quando gioca il gemello bravo, il Cagliari dispone di quello che è di gran lunga il miglior trequartista del campionato. E quindi ieri, in assenza dell'amico Farias, Joao si è ricordato di avere il 10 scritto sulla maglia e ha deciso di finire negli incubi di mezza Modena.

Poi aggiungiamo che in campo c'è quel numero 8 lì, quel Davide i cui piedi sono patrimonio dell'UNESCO. Palla che voi umani non potreste nemmeno immaginare e gol di Joao Pedro, tutto molto easy quando ti chiami Di Gennaro. Il resto è stato ordinaria amministrazione, Crespo ha tentato di rievocare i ricordi di un infausto passato lanciando El Diablo Granoche, ma stavolta c'erano Krajnc e Ceppitelli in versione Bill Russell a non far passare in quella zona manco un filo d'aria e il giochino non ha funzionato.

A voler essere pignoli le partite andrebbero chiuse ben prima del 90', specie quando si gioca con l'uomo in più, ma quando si portano a casa i tre punti con conseguente fuga in testa non si può fare troppo gli schizzinosi, sarebbe come trovare l'oro e lamentarsi di non averlo trovato prima.

E quindi un'altra vittoria al Sant'Elia, la settima. Lo stadio sta diventando un vero e proprio fortino. Chissà che uno di questi giorni non troveremo l'affissione all'ingresso: "Lasciate ogni speranza voi ch'intrate".

Ma aldilà di questo, ieri non era un giorno come gli altri. Settantuno anni fa mamma Edis mette al mondo un piccolo bimbo, e decide di chiamarlo Luigi. Di certo non sa di aver tenuto in pancia per nove mesi il mancino più devastante della storia del calcio italiano, colui che sarà destinato a diventare un mito. E niente, non si usa più fare gli auguri con una cartolina, e probabilmente Gigi non avrebbe apprezzato nemmeno un SMS. Ma il geometra è felice quando gli regalano una matita nuova, il matematico l'ultimo grido di calcolatrice, un lettore gioirebbe per un bestseller.

Al vincente non puoi regalare nulla di meglio che una vittoria.

E allora questa è per te. Buon compleanno, leggenda.

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