Accade spesso di avere un cane buono e mansueto, di quelli che puoi portare in giro per la città in assoluta tranquillità . Quelli che quando la gente si avvicina puoi rassicurarla con un "non fa niente". Ma quello stesso cane, se messo in difesa della proprietà , se a casa sua, spesso diventa una belva, ringhia, abbaia, e scaccia gli invasori.
Così il Cagliari, innocuo in trasferta, mortifero tra le mura amiche. I rossoblù sembrano subire un processo di evidente involuzione ogni qual volta si allontanino dal Sant'Elia.
Specifichiamo, il Perugia di ieri era un cliente per niente facile. Bisoli ha mandato in campo una squadra copertissima, che non lasciava spazi ai rossoblù. Nel fare questo ha sacrificato lo spettacolo, con qualche tifoso a cui si chiudevano gli occhi dal sonno e qualcun altro che invocava la fine del match. Ma zitto zitto ha piazzato il quinto zero a zero del campionato e messo un altro punticino in saccoccia.
Eppure la partita dei rossoblù non è stata molto diversa dal solito, nemmeno rispetto alle volte in cui i sardi hanno portato a casa il bottino pieno. Il copione del Cagliari è all'incirca il seguente: contenere le scorribande avversarie nei primi 30', addormentare la partita, giocata dell'asso di turno, golletto, fiducia e partita (spesso) in controllo. Ma ieri sera il Farias, il Melchiorri, il Sau di turno non ha estratto il coniglio dal cappello e il giochino non ha funzionato. E dunque si è usciti fuori dalle battute previste dal copione, i rossoblù hanno dovuto improvvisare e il risultato non è stato dei migliori.
Certo non è il caso di fare troppo gli schizzinosi, un pareggio a Perugia ci può anche stare ed in questo senso casca come una manna dal cielo il pareggio nel finale del Brescia contro il Crotone, che consente ai sardi di restare a meno uno dalla vetta. Di sicuro una media di due punti a giornata non è nulla di trascendentale e il Cagliari ha i nomi e le credenziali giuste per poter ambire a risultati ben più favorevoli.
Per dimostrare di essere davvero una squadra da Serie A bisogna ammazzare il campionato, essere spietati con le piccole e cannibali con la concorrenza.
Perché prima o poi gli avversari verranno al portone della A e non busseranno neanche, vorranno entrare con la forza. E non esisterà essere docili cagnolini o pitbull, e non esisteranno nemmeno vie di mezzo. Servirà mostrare i denti una volta per tutte, in casa come in trasferta, ringhiare contro il nemico e dirgli: "Questa è roba mia".