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Cagliari, a star troppo sull'altalena vien la nausea: le figurine non bastano

L'analisi del match contro il Novara

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Come su un'altalena. Vittoria esaltante, poi sconfitta shock, poi altro trionfo, poi altro crollo.

E sulle altalene ci si può divertire, quando si è piccoli ci si trascorrono ore. Ma poi il tempo passa, si cresce, e quel gioco che prima trovavi fantastico, quell'attività da cui sembrava impossibile stancarsi inizia ad annoiare. Cerchi altro, qualcosa che si addica ad una maturità raggiunta appieno. Anche perché, in fin dei conti, a star troppo sull'altalena vien la nausea.

Il Cagliari non scende dall'altalena. Ha iniziato a dondolare e l'impressione è che più che non volere, non riesca a venir giù. Non si riesce ad ottenere una continuità di risultati e il gioco latita. A Novara è arrivata forse la peggior partita in assoluto dell'era Rastelli, subito dopo la buona vittoria ottenuta ai danni del Cesena, che a sua volta era stata preceduta dalla sconfitta di Pescara.

Sicuramente è un Cagliari che fa molta più fatica lontano dalle mura amiche dove, grazie al sostegno del pubblico, al diverso approccio degli avversari e ad un fattore puramente psicologico, riesce a cavarsela sempre nel bene o nel male. Il problema, piuttosto, sta nel fatto che troppo spesso la vittoria non arriva dalla grande prestazione, ma dalla giocata del singolo di turno, vuoi che sia Sau, vuoi che sia Farias o Melchiorri e compagnia cantante.

Mi viene in mente un signore, che parlava poco ma che quando parlava spesso ci azzeccava, lui diceva: "Il risultato è casuale, la prestazione no".

Ed è vero, perché il Cagliari magari ieri, contro questo Novara, avrebbe anche potuto vincere (soprattutto confrontando le rose), ma sarebbe stato frutto del caso, della sorte, magari di un indice del Dio del Calcio puntato verso il Farias di turno. Per vincere la B ci vuole ben altro, non bastano le figurine. Lo sta dimostrando il Crotone, che con un organico giovane e voglioso, ed un allenatore fresco e competente come Juric sta divertendo e vincendo, ed è meritatamente in testa al torneo.

Poi si potrebbe anche discutere sulle scelte, e in tanti diranno che Di Gennaro avrebbe dovuto giocare, che quell'altro sarebbe dovuto stare in panchina, quell'altro in tribuna e l'altro ancora a casa sua, ma sarebbe solo un allontanarsi dal problema di fondo: al Cagliari serve un gioco più efficace. Una volta trovato quello non ci sarà così tanta differenza dal vedere Di Gennaro o Fossati in campo, perché a calcio o si vince in undici o ti chiami Maradona.

Serve solo cancellare la casualità e ritrovare la prestazione, perché questo DEVE essere l'anno dei rossoblù, che devono uscire da questo tunnel e riprendersi la Serie A.

Le difficoltà e i periodi bui sono appena iniziati e arriveranno sempre, ma alla fine nessuna notte è tanto lunga da impedire al sole di risorgere.

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