Il match contro il Milan arrivava in un momento abbastanza delicato per il Cagliari, e lo si sapeva già prima di questa ennesima domenica stregata. Ma definire come potrà essere la settimana che viene per il gruppo rossoblù si fa compito ancor più arduo dopo il nuovo stop, inspiegabile e inaccettabile per come è arrivato.
E così, dopo Chievo, Juve e Atalanta, il film visto contro il Milan sembra ricalcare nuovamente lo stesso, amaro copione: Cagliari che fa di tutto per portare a casa un risultato positivo, arriva a un passo dall’obiettivo, ma poi assesta ai propri piedi una zappata così forte da non avere più il tempo e la forza per rialzarsi. Eppure stavolta sembrava diverso, pareva la volta buona: i rossoblù per 85 minuti avevano controllato senza particolari affanni gli attacchi non troppo convinti dei rossoneri, i quali nel secondo tempo non erano andati oltre qualche tiro dalla distanza, peraltro senza pretese.
Poi, la follia di Cabrera: un episodio che raramente si vede a certi livelli, un gesto istintivo ma sintomo di un malessere e di una scarsa serenità che il giocatore mostra una volta sceso in campo; uno stato emotivo che l’allenatore dovrebbe captare e valutare nella maniera più appropriata. Il centrocampista uruguayano per l’ennesima volta si è reso protagonista in negativo, dimostrando che probabilmente non è in grado di reggere certe pressioni.
È pur vero che addossare tutte le colpe a un singolo episodio potrebbe sembrare una pratica velleitaria e pretestuosa. Ma il raptus di "follia" di Cabrera, così fulmineo quanto deleterio, è uno di quegli errori che ti cambia in peggio la giornata, che ti fa sprofondare in un baratro dal quale è poi difficile risalire (pari all’infortunio di Adàn contro la Juve, tanto per intenderci). È un errore grave, marchiano, ingenuo, che rovina una prestazione arcigna e volenterosa dei compagni, i quali fino a quel momento erano sembrati in grado di poter portare a casa una vittoria scacciacrisi. La controprova non ce l’abbiamo, ma stavolta l’impressione era davvero questa.
Certo, non è accettabile che dopo il gol subìto si sia persa la testa per l’ennesima volta, vanificando la prestazione e perdendo anche quel punticino che avrebbe quantomeno mosso la classifica. Ma bisogna anche mettersi nei panni di un gruppo che per la quarta volta consecutiva vede sfumare il traguardo a pochi metri di distanza, quasi come se fosse un miraggio irraggiungibile.
Di positivo resta solo la distanza dal terzultimo posto: cambia la squadra – il Sassuolo – ma non i punti di distacco, che restano sempre 4. Tuttavia, ha vinto il Livorno mentre Catania, Bologna e Chievo hanno strappato un pareggio nelle difficili trasferte, rispettivamente, contro Inter, Sampdoria e Napoli. Le avversarie per la salvezza, insomma, iniziano a correre. E allora, se non si vuole rischiare di restare impelagati nel pantano della zona rossa, è necessario che la sfortuna, le ingenuità o qualunque sia la causa di una tale situazione siano finite con questo turno di campionato.
La notte, prima o poi, dovrà pur finire. E in ogni caso, come diceva Brandon Lee nel capolavoro cinematografico “Il corvo”: non può piovere per sempre. O almeno, auguriamocelo.