A volte ci si saluta con una lettera, qualche frase toccante e via così. Altre volte basta una stretta di mano, un ultimo bacio. Il Cagliari ieri ha salutato con un gol. Un gol e nient'altro, l'ultimo acuto di un rocker che ha perso la voce, l'ultimo assolo del chitarrista con le corde rotte. Nulla di speciale, a dire il vero. Il canto del cigno non è arrivato, ma si sa, senza voce e senza corde i Beatles forse non sarebbero mai stati i Beatles.
E allora è andata così, Cesena-Cagliari doveva essere la riunione delle tristi retrocesse e così è stato, una partita caratterizzata dal nulla e sbloccata nel recupero da quello che potrebbe essere l'ultimo gol di Marco Sau con la maglia rossoblù: il centravanti sardo è stato molto misterioso riguardo il suo futuro e al momento non è facile capire le sue possibilità di permanenza nell'isola anche in B.
Il match, come era facile pronosticare, non ha regalato grandi emozioni, poche azioni da ricordare e pochi momenti salienti.
Mister Festa ha avuto l'occasione di riproporre il baby Barella che non ha assolutamente mal figurato: sarà importante ripartire nella serie cadetta da lui e da altri giovani di talento, vogliosi di imporsi e con la fame di vittorie che solo un giovane può avere.
E così l'incontro è passato, quasi stancamente, con un Cagliari desolato e malinconico, come un impero nel periodo della decadenza, alla fine dello splendore. E dopo il triplice fischio, mentre i rossoblù abbandonavano per l'ultima volta un campo avversario in Serie A, qualcuno di loro lanciava una maglia ai pochi tifosi irriducibili. Ed eccolo lì, il gesto immortalato dalle telecamere: uno di loro afferra la maglia e la bacia.
C'è chi ama questi colori sempre, anche in B.

