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Il Cagliari è in Serie B, nonostante la matematica non condanni ancora i rossoblù

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Un paradosso doloroso. A pochi giorni dai festeggiamenti per lo scudetto conquistato 45 anni fa (12 aprile 1970), il Cagliari retrocede in Serie B dopo ben un decennio. Un fallimento tecnico e societario che non ha precedenti negli ultimi trent’anni della storia del glorioso club rossoblù.

Inutile girarci intorno, basta slogan: alla salvezza non ci crede più nessuno, e in troppi (dentro e fuori dal campo) hanno dato l’impressione di non crederci già da parecchio tempo, forse fin dall’inizio.

Zeman un azzardo, Zola il secondo. Due operazioni “simpatia” capaci soltanto di coprire la “spazzatura” che dal principio si nascondeva sotto il tappeto. La massa in quel momento, seppur in buonafede, risultava quasi accecata dalla gioia del cambio di proprietà, dall’arrivo del “maestro” Zeman, infine commossa, innanzi al gesto d’amore di Zola al capezzale di un Cagliari malato e già agonizzante.

Il mercato di riparazione poteva dare al tecnico di turno le giuste armi per risalire la china: risultato? Un disastro davanti agli occhi di tutti.

Ora si passa alla cassa e si paga il conto. Salatissimo, e non solo in termini economici.

Festa non può nulla, con la squadra che ha, davvero non può nulla: il miracolo di Firenze resterà un'inutile gioia da consegnare agli annuali. Un'illusione, bella quanto vuoi ma nulla più.

Molto più facile salvarsi in Serie A che risalire dalla Serie B. Lo insegna la storia ed il buon senso. E diciamola tutta: questa rosa - obiettivamente - di più non poteva e non può fare.

Il Cagliari per il suo basso spessore tecnico merita pienamente la retrocessione.

Eppure - incredibile ma vero - tecnico e giocatori dichiarano di crederci ancora, che non è ancora finita, che ci si può salvare.

Della società non vi è traccia: un silenzio assordante che sa di resa.

Non #prendiAmoci in giro… Ciao amore, ciao…

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