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Cagliari, il caos tecnico e societario traccia il solco che porta all’inferno

Senza un’identità né interpreti certi il club rossoblù sprofonda

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Ennesima sconfitta per il Cagliari che nel giorno della gara “della vita” contro il Verona, stecca terribilmente e rende a dir poco complicato il proseguo del suo campionato. Inutile girarci intorno, inutile far finta di nulla, inutile utilizzare frasi di circostanza. Allo stato attuale la compagine guidata da Gianfranzo Zola merita la retrocessione in serie B.
Arrivati al mese di marzo, ci troviamo davanti ad una squadra senza un’identità precisa né interpreti certi. Regna il caos, tecnico e societario.

Gianfranco Zola non trova la chiusura del cerchio. Appare spesso in confusione, non esiste un undici di base sul quale lavorare e sul quale puntare con certezza per cercare di trovare una salvezza ad oggi sempre più lontana.

L’allenatore ha le sue responsabilità, è un dato di fatto.

Il tecnico di Oliena non ha gradito la contestazione del pubblico, sottolineando il grande lavoro che lui e il suo staff quotidianamente portano avanti. Sia ben chiaro, il suo impegno è fuori discussione. Non solo, va dato atto al buon Gianfranco di aver detto sì al Cagliari per amore. L’investitura fatta su Magic Box è stata forse una scelta azzardata, definiamola “popolare” (non si dica di marketing) da parte della società, che fino ad oggi non sta portando i frutti sperati. 

Il mister è nervoso, palesemente in difficoltà. È normale che sia così, specie a caldo, nell’immediato dopo gara. Ed allora in soccorso dell’allenatore del Cagliari scende in campo non il Presidente (perché?), ma il suo vice Filucchi: “Si va avanti con Zola”, panchina “blindata?” e testa alla Samp, altra sfida (visto il disastro tecnico e tattico di ieri) che si spera non faccia rima con missione impossibile.

Ci si aspettava tanto dalla vecchia guardia. “Ci salveremo grazie ai senatori” ebbe a dire non troppo tempo fa il ds Marroccu. Ebbene, i vari Conti, Rossettini, Cossu, Dessena, non appaiono in grado di poter fare la differenza. Anzi, i numeri raccontano ben altro. Anche loro, al di là delle regole dello spogliatoio, appaiono francamente indifendibili.

Va dato però atto al Capitano di esser stato ancora una volta un grande, mettendoci la faccia. “E’ giusto che i tifosi ci contestino”, ha tuonato in zona mista il numero 5 rossoblù. Pensiero controcorrente rispetto a quello del proprio allenatore ma francamente più in linea con la verità, pur comprendendo l’amaro che si porta in bocca Zola.

Indifendibile anche la società per gli errori commessi fino a questo punto. La “scommessa” Zeman è andata persa in partenza, con una squadra (quella affidata al boemo) di fatto in buona parte non di gradimento del tecnico di Praga. Risultato? Prima slogan, poi amore, poi dissapori, poi le critiche, infine l’esonero. Un club ed un presidente che si sono sconfessati da sé, senza eleganza, mandando in frantumi la parola “progetto” ed il suo significato.

Poi è arrivato il mercato di riparazione, che fino a questo momento non ha riparato un bel nulla. Servivano uomini pronti ed in grado di fare la differenza dal primo istante.
Non è stato così: perché a parte Brkic, unica nota lieta invernale (in rossoblù con la discutibile formula del prestito secco), il resto pare non convincere, anzi, illude.

Il ds Marroccu ha portato Husbauer (non pronto), Diakité (prima non pronto, ieri deludente), M’Poku (diamante grezzo) che suggerisce una riflessione ed una domanda: perché non si è voluto trattenere Ibarbo? Ed infine Cop, ottimo in prospettiva, già, non nell’immediato.

Serviva come il pane una prima punta in grado di segnare i gol necessari al Cagliari per raggiungere la salvezza. Sfumato Gilardino, tutte le aspettative e le speranze della società, dello staff tecnico e dei tifosi sono ricadute sul bomber di casa Marco Sau. Infortunato di lungo corso, non è nelle condizioni di giocare, ed allora – c’è poco da fare – lì davanti non segna nessuno.

Poi ci sono i tifosi. Sempre più distaccati e sempre più rassegnati (impossibile che non sia così) ad un destino(?) che potrebbe vedere il Cagliari dopo un decennio retrocedere in serie B, devono arrivare a sopportare perfino assurde critiche fuori luogo e tentativi di “indottrinamento” che non hanno precedenti sulla piazza sarda. C’è chi li accusa di essere troppo silenziosi, di non sostenere a dovere la squadra. Ma la domanda vera è: cosa fa la squadra e cosa fa la società per far sentir loro al centro di un obiettivo? E che dire poi, di chi “pontifica” arrivando a parlare apertamente della “necessità di educare i tifosi al fatto che la Serie B non è il male assoluto?”. Per chi ama il Cagliari, la Serie B è il male assoluto. Punto, non ci piove.

Il campionato prosegue: il Cesena incalza i sardi a 19 punti, la Samp ci regala la vittoria che lascia l’Atalanta non troppo lontana. Sì, tutto vero: ma serve un cambiamento di rotta immediato, forte, certo e vincente.

Prima che tutti possano dunque (speriamo) salire sul carro dei vincitori raggiungendo una salvezza che oggi sa di missione impossibile, è giusto far luce sulle responsabilità di coloro che stanno condannando il Cagliari a questo scempio sportivo: sul banco degli imputati salgano subito la squadra, la società con in testa il suo Presidente, e i giornalisti che si preoccupano di educare i tifosi alla normalità della Serie B.

In bocca al lupo Cagliari!

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