Sono circa le 22:30 di domenica sera e all’Unipol Domus risuona tra gli spalti silenziosi e amareggiati il triplice fischio di Doveri: il Cagliari perde 1-3 contro l’Inter l’ultima partita in casa e, contestualmente, l’ultima possibilità di decidere in prima persona il proprio destino. La Salernitana infatti - incredibilmente se si considera che i granata sembravano spacciati un mese e mezzo fa - ha oggi due punti in più dei rossoblù e domenica si giocherà la salvezza contro l’Udinese nella bolgia dell’Arechi.
I campani avranno perciò a disposizione il match point per centrare la permanenza nella massima categoria mentre i sardi dovranno battere il Venezia e sperare che gli avversari nella corsa salvezza non vincano. È vero che la speranza è l’ultima a morire ma è anche il caso di dire le cose come stanno, quindi che a questo punto le possibilità di retrocedere sono altissime. E non è stata certamente la sconfitta con l’Inter - cruciale ma preventivabile - a gonfiarle così tanto, bensì le innumerevoli occasioni perse in precedenza contro avversari del calibro rossoblù, soprattutto concorrenti diretti alla salvezza: Spezia, Empoli, Genoa, la stessa Salernitana e anche qualche altra partita decisamente abbordabile che il Cagliari non ha sfruttato per accumulare fieno (e nemmeno punti) in cascina.
È chiaro, come già detto, che anche la meritata e prevedibile sconfitta contro i campioni d’Italia in carica pesa ma semplicemente perché è arrivata a conclusione di una sequela di passaggi a vuoto ed errori che hanno portato il Cagliari sull’orlo del baratro: le vicende rossoblù - con molta fantasia - potrebbero ricordare quelle di un giocatore d’azzardo che, sperando di recuperare il denaro e l’auto svaniti in una spirale di sfortuna, alza la posta e si gioca anche la casa. E' però una speranza vana, solitamente mosse del genere portano a perdere tutto ed in effetti anche stavolta il risultato è stato catastrofico.
Perciò che fare ora che i calcoli non servono più? Come dovrebbe reagire il popolo rossoblù al momento più nero dai tempi della retrocessione di qualche anno fa? Abbandonare la barca che affonda non serve di sicuro a niente, al contrario ora è il momento di unirsi perché è questo che fa una famiglia quando il cielo all’orizzonte si rabbuia: si compatta, ti protegge, e, una volta passata la tempesta, infine ti accompagna fianco a fianco verso la rinascita.
Una terra, un popolo, una squadra.