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Alla ricerca di soluzioni semplici per obiettivi complessi

L'analisi del match contro la Fiorentina

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Anche il Verona ha cambiato allenatore alla terza giornata. E non si può dire che abbia preso Guardiola. È arrivato Igor Tudor, uno della grande famiglia dei supercattivoni balcanici, ha contagiato un po' di broncio ed è ripartito dalle cose semplici.

Che era un po' l'idea di Mazzarri. Gioco facile per obiettivi complessi. E se nel calcio cerchi pasti a pane ed olio, giochi col 4-4-2. A volte ha funzionato, altre molto meno. Ieri, però, non è andato per il verso giusto mezzo ingranaggio. I viola hanno giocato bene, questa è concessa, ma a tratti sembravano i Golden State di Curry e Durant, e quando una squadra sfiora il trascendentale, tendenzialmente l'altra ci ha messo del suo.

Partiamo dalle cose semplici ed elementari, appunto. Nahitan Nandez è un giocatore fuori categoria per questo Cagliari, lo si è detto e ripetuto spesso. Ma è un esterno destro, e a volergli malino una mezzala destra. Farlo giocare a sinistra equivale a mandarlo in campo in pantofole. Francamente ero convinto che l'anno scorso fosse stato sufficiente per capire che l'uruguagio sulla corsia mancina fosse cosa non buona e ingiusta: d'altronde qualsiasi chef insegna che se ho la materia prima di qualità cerco di valorizzarla. Ecco, buttare El Leon da quella parte fai pari e patta con l'avere in cella frigo un chilo di Hida Wagyu e schiaffarlo in padella per dieci minuti.

Ma non di solo Nandez può vivere una squadra (e a gennaio bisognerà fare i conti con questa triste realtà), nonostante l'impressione attuale sia che, tolti i suoi spunti, resti pochino.

Ed è strano, perché – andando puramente a spanne su potenziali soluzioni offensive – verrebbero in mente le discese di Zappa, le botte da fuori di Lykogiannis, i guizzi di Keita, gli strappi di Marin, le incornate di Pavoletti e Ceppitelli, il senso del gol di Joao Pedro. Ieri non se n'è vista o sentita una.

Si è sentita, ed è bene che qualcuno ogni tanto si accorga di quanto pesi, l'assenza di Godin. Non che Ceppitelli e Carboni siano due incapaci, ma la presenza scenica del Flaco è un altro capitolo. Basti solo ragionare su quante volte Vlahovic abbia difeso palla e abbia avuto l'opportunità di mettersi fronte alla porta partendo dal post alto.

Anche sulle defezioni occorrerà svolgere una riflessione, ma forse la risposta è più facile del previsto. Strootman aveva abituato a non essere un mostro di integrità fisica, Godin e Nandez hanno giocato sessantotto partite nelle ultime due settimane. Mercoleì ce ne sarà un'altra. Per stavolta, meglio così.

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