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Si ripartirà da zero

L'analisi del match contro il Genoa

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La prima volta non si scorda mai, l'ultima quasi sempre. Poi certo, ci sono le eccezioni che confermano la regola, ma non è questo il giorno. Cagliari-Genoa del ventidue maggio duemilaventuno non se lo ricorderà praticamente nessuno. Nel primo tempo i sardi hanno dato l'impressione di poter segnare in qualsiasi momento, nel secondo molto meno e la verve è calata col passare dei minuti. Sembrava quasi che gli uomini di Semplici avessero messo nel mirino la vittoria come dessertone finale ma, una volta svanito il bottino grosso, il pareggio non animasse più di tanto la fantasia.

Eppure questa partita non toglie nulla al clamoroso finale di stagione del Cagliari di Semplici, o di Semplici e del Cagliari a volerli disporre in ordine di peso specifico. Anzi, casomai ne conferma il valore (e forse l'irripetibilità). Tanto per cominciare, perché una squadra che ad aprile era orfana di sé stessa, si è potuta concedere il lusso di un finale in surplace, senza nessun effetto collaterale. In secondo piano, e su questo la dirigenza dovrà ragionare tanto in estate, la partita di ieri ha fatto capire che la leggenda del Cagliari visto come uno squadrone casualmente nei bassifondi era questo, appunto, una leggenda. Chiariamoci: la rosa c'è. Ma tra il settimo posto e il diciassettesimo c'è un confine molto più sottile di quanto si possa pensare: un anno ti può girare tutto bene e puoi ritrovarti in Conference League, l'anno dopo può andare tutto al catafascio e puoi rischiare la retrocessione. La storia è piena di esempi di questo tipo, il più eclatante quello della Sampdoria di Pazzini e Cassano (poi ceduti), che dai preliminari di Champions si ritrovò in Serie B.

Questo perché la Serie A sta assumendo dei tratti sempre più connotanti, con sei-sette squadre ingiocabili (forse sulla partita secca, ma che alla lunga arrivano sempre davanti) e undici-dodici squadre livellatissime. Finire nel vortice è davvero un attimo. Non c'è casualità o congiuntura astrale che tenga. Non è e non sarà mai automatica l'equazione secondo la quale, una volta sventata la pallottola, tutto scorrerà liscio l'anno prossimo. Si ripartirà da zero, o quasi.

 

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